Analisi del testo: I Promessi Sposi – Il metodo

Quando, trentadue anni fa, alla mia prima esperienza di docente ginnasiale, mi ritrovai alle prese con il capolavoro manzoniano, mi chiesi perplessa: “Che ne devo fare?” Leggerne i “passi belli” ‘ o peggio, quelli “edificanti” – come era toccato a me quando ero  studentessa quindicenne in una scuola gestita da suore- era fuori questione. Non sono crociana, come lo erano i miei professori. L’idea, poi, di considerarlo un testo “religioso” mi sembrava aberrante ( idea, peraltro, non del tutto tramontata: ancora oggi mi capita di sentire colleghi laici che detestano “I promessi sposi”per motivi ideologici e lo sostituiscono con altri classici, e, viceversa, colleghi credenti che lo giudicano “insostituibile”, ma -ahimè – non per i suoi pregi storico – letterari.). Al romanzo manzoniano  non avevo dedicato particolare attenzione fino a quel momento, né all’università, né dopo. Per prima cosa, ripresi in mano il testo. Lessi e rilessi (5 – 6 volte ciascun capitolo). Per fortuna avevo molto tempo a disposizione: viaggiavo ogni giorno per Caltagirone, su uno scalcinato autobus noleggiato da noi professori. Due ore e più, ogni giorno, di letture manzoniane. Era stata da poco pubblicata la collana de “Il materiale e l’immaginario” che, nel volume riservato all’Ottocento, ha un intero fascicolo dedicato all’analisi del romanzo manzoniano. Devo senz’altro al Prof. Ceserani e ai suoi collaboratori la mia “scoperta” di Manzoni (e, negli anni successivi, al Prof. Mineo,che venne, diverse volte, nelle mie classi a parlare di Manzoni ai miei alunni). Ma restava il problema principale: come presentare un testo così complesso a ragazzini di quindici anni? L’analisi formale non era un problema: tutti i testi scolastici erano – e sono – pieni di indicazioni in tal senso. Il problema era la comprensione della problematica, del  significato dell’opera, in mancanza di adeguate conoscenze, da parte degli studenti, del contesto storico – culturale in cui essa fu composta. Avrei dovuto premettere alla lettura diretta lunghe e complicate lezioni teoriche? Parlare di illuminismo, romanticismo, delusione storica ecc.?  Avrei dovuto inserire Manzoni nel contesto del romanticismo italiano ed europeo? Ma per i ragazzini che escono dalle Medie Il romanticismo è la riscossa del sentimento – del “cuore”- contro la ragione degli illuministi. Poveri Renzo e Lucia! La loro vicenda avrebbe rischiato di essere confusa con un romanzo rosa o con una telenovela. Qualche alunno più attento avrebbe potuto  - a ragione – obiettarmi: “Ma dove sta, nei Promessi Sposi, il trionfo del sentimento? Mai una scena d’amore, niente sesso, nemmeno un bacio …”. Alla fine ho  elaborato un mio metodo. Per il quale,  se io volessi indicare un “padre nobile”  dovrei citare, con un po’ di imbarazzo – per la disinvoltura con cui mi permetto di utilizzarla, l’ Antropologia Strutturale di Lévi- Strauss (v. analisi del mito di Edipo); e poi, in un ambito del tutto diverso,” L’anello del Nibelungo” di Wagner (per la ricerca dei “temi dominanti”, cioè delle frasi musicali ricorrenti che evocano una situazione, un personaggio, un luogo ecc.).In breve: in un quadernone, esclusivamente riservato all’analisi del capolavoro manzoniano, ho enunciato, in una sorta di “colonna”, a sinistra di ciascun foglio, in forma molto sintetica, -anche in stile nominale – il contenuto di ciascun capitolo del romanzo, cominciando dall’Introduzione (allo stesso modo dei “mitemi” che costituiscono la storia di Edipo – Il buon Lévi- Strauss si rivolterà nella tomba -) A destra, in un’altra “colonna” più stretta, in colore contrastante,ho annotato tutte le “cose notevoli”, i temi dominanti, i rimandi ad altri passi, i confronti con altri autori ecc.(Qui, dato che non sono così esperta nell’uso del computer da riuscire a scrivere su colonne diverse, annoto le “cose notevoli e i temi dominanti tra parentesi, accanto alle unità narrative). Date le dimensioni dell’opera, non potevo, ovviamente, inserire tutte le unità narrative in una tabella, in cui sarebbe stato agevole leggere il testo in modo diacronico e sincronico insieme. Ma  anche da una lettura esclusivamente “orizzontale” è stato possibile cogliere le costanti, i temi ricorrenti ecc. Ma forse, la definizione più pertinente del mio metodo  - anche se assai poco “culturale” – è quella di   “metodo del limone” : anziché premettere alla lettura complicate lezioni storico -letterarie “teoriche” -poco recepibili da preadolescenti – ho preferito fare l’opposto: trattare il romanzo come un limone da spremere per ricavarne tutte le informazioni necessarie alla comprensione dell’ autore, del periodo in cui visse ecc. Leggere, rileggere, e poi rileggere ancora – tutto, parola per parola, rigorosamente in classe,dall’Introduzione al cap. 38° – per impadronirsi del testo, per penetrarvi e per scoprire, attraverso di esso, tutto un mondo di cui nessuna lezione storico – letteraria, per quanto esauriente, potrebbe mai dare un’idea adeguata: questa è la mia “ricetta”. Altro che le formulette banali di certi manuali! Per scoprire Manzoni è inutile leggere tonnellate di saggi critici, ammattire dietro le dispute letterarie, trincerarsi dietro i luoghi comuni… per scoprire Manzoni  bisogna leggere Manzoni. Ed è una grande sorpresa. Le opinioni tradizionali più consolidate si dissolvono : perché Manzoni è uno degli autori più problematici e complessi della nostra storia letteraria. (Che idea, mi sono detta, propinarlo a dei ragazzini quindicenni! Si rischia di presentarlo in modo sbagliato e superficiale, con il rischio di farlo odiare e di far detestare, tout court, la lettura! Se toccasse a me decidere, lo sconsiglierei  a chi ha meno di 40 anni! Ma, visto che devo, farò di tutto perché anche i miei giovanissimi alunni lo capiscano). C’è poi un’altra considerazione da fare: nell’intero quinquennio del liceo classico non c’è un’altra occasione per la lettura integrale di un classico. Al triennio il tempo è scarso, e il programma immenso. Né è possibile privilegiare un autore ottocentesco rispetto a quelli più recenti (troppo rischioso per chi deve affrontare gli esami di maturità). Il ginnasio è l’unico momento possibile per insegnare agli alunni un metodo di lettura e di analisi di un testo. E che tipo di testo! Per le tematiche in esso affrontate,  e il contesto in cui vide la luce, i Promessi Sposi è fondamentale, perché si colloca idealmente tra Settecento e Ottocento, in un momento cruciale che segna l’inizio dell’età moderna. E allora decisi di imperniare sui Promessi Sposi il mio insegnamento dell’italiano.

Quindi, niente antologia tradizionale (l’ho sempre considerata un’inutile perdita di tempo: la storia della letteratura si studia al liceo), ma solo letture finalizzate alla comprensione dei Promessi Sposi: brani degli illuministi francesi e italiani soprattutto, e un “pizzico” di romanticismo europeo (magari per dimostrare che Manzoni è tutt’altra cosa), il Candide di Voltaire e alcuni passi della Nuova Eloisa di Rousseau, qualche esempio di “gothic novel”, ma anche una sintetica e “facile” presentazione del quadro storico -sociale dell’Europa nel Seicento, nel Settecento e nel primo Ottocento. Il tutto apparentemente “slegato” da Manzoni, magari parzialmente anticipato al IV ginnasio. Dovevano essere poi gli alunni a stabilire i nessi… In ogni caso, il primo giorno di scuola in quinta ginnasiale iniziavo con “L’historia si può veramente deffinire ecc. Dopo avere preparato degli schemi, proponevo ai miei alunni dei questionari “terribili”, assegnavo un certo periodo perché vi rispondessero, poi preparavo degli “schemi di lavoro complessivi”: altri giorni di studio, di riflessione e infine discussione collettiva, in classe, e “tema” conclusivo. Scopo fondamentale: impedire una lettura frettolosa e superficiale, rendere assolutamente impossibile – e inutile – l’uso di riassuntini, temi svolti ecc. Ad esempio: Quando il Nibbio, dopo avere rapito Lucia, fa il resoconto dell’evento all’innominato, definisce la ragazza “un pulcino”…(cap. XXI). Domanda “perfida”: in quale altro passo dei Promessi Sposi viene citato il nibbio (uccello) che rapisce i pulcini dall’aia? (nel cap. VIII) Per trovare la risposta, bisognava rileggere, ancora una volta, un bel po’ di capitoli. Insomma, non era lecito – non deve essere lecito – dimenticare, trascurare, “saltare” nulla. Il risultato di tutte le mie fatiche “manzoniane” è stato senz’altro positivo:se non altro, i miei alunni hanno letto davvero, con molta attenzione, i Promessi Sposi.

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