La nascita della filosofia – Dibattito impossibile

DIBATTITO IMPOSSIBILE

LA NASCITA DELLA FILOSOFIA

 

Presentatrice   Cari amici, ho il piacere di presentarvi un avvenimento d’eccezione: un dibattito “impossibile” sulla nascita della filosofia greca. Per l’occasione sono gentilmente intervenuti il Prof. Burnet, il  Prof. Cornford, il Prof. Thomson … (tende la mano per salutare i tre distinti personaggi … e si ritrae impaurita. La sua mano ha stretto … l’aria) Ah, dimenticavo, scusate! (si asciuga la fronte col fazzoletto) … i nostri illustri ospiti sono … come dire … un po’ evanescenti.

Thomson (interviene con una risata) Dica, dica pure che siamo dei fantasmi.

Burnet (con una gelida aria di disapprovazione all’indirizzo di Thomson) Io trovo di dubbio gusto scherzare  su così gravi argomenti.

Cornford   Mi permetta il molto illustre collega … vorrei aggiungere che per intrattenerci gradevolmente con il nostro giovane pubblico, abbiamo momentaneamente lasciato i prati fioriti di asfodeli che rallegrano la nostra eterna dimora …

Burnet (un po’ acido) C’è chi non riesce mai a staccarsi dal mito … neanche nell’Aldilà.

Vernant  E’ permesso? Scusate il ritardo … ma non sono ancora pratico di questi luoghi, servono anni per imparare a orientarsi, e io sono, per così dire, un inquilino recente. Questi prati sembrano tutti uguali … ci ho messo un bel po’ di tempo, prima di trovare la strada.

Presentatrice Siamo al completo. Ecco a voi l’illustre Prof. Vernant, che ha insegnato per molti anni al Collège de France. Possiamo dare inizio al nostro dibattito. Diamo la parola per primo al Professor Burnet.

Burnet  L’argomento di cui ci occupiamo riveste un’importanza eccezionale: la nascita della filosofia greca, avvenuta nel VI secolo a. C., in una regione dell’Asia Minore colonizzata da Greci di stirpe ionica …

Vernant (ironico) … e così la filosofia ha uno stato civile, una residenza e una data in cui festeggiare il suo compleanno ….

Burnet  (dopo un’occhiata feroce a Vernant, continua in tono ispirato) Dobbiamo questo al genio greco, a questo piccolo popolo straordinario che ha dato l’avvio alla nostra civiltà moderna, la civiltà occidentale: la scoperta, per la prima volta nella storia dell’uomo, del pensiero razionale. I filosofi ionici hanno aperto la via che la scienza, poi, ha dovuto soltanto seguire. Quasi per miracolo – il miracolo greco, che non cessa di stupire noi moderni – nella scuola di Mileto, per la prima volta, l’uomo si è liberato dal mito, questo ingenuo, poetico, favoloso modo di spiegarsi i fenomeni della natura, al quale ha fatto ricorso l’umanità nella sua infanzia. Nella Ionia, essa, fattasi più adulta, si è scrollata di dosso le leggende dei poeti ed ha osato fissare il suo sguardo indagatore sui segreti del cosmo e della natura, cercando spiegazioni razionali. Certo, simili spiegazioni a noi moderni possono sembrare ingenue. Smaliziati dai progressi straordinari della scienza odierna, sorridiamo di fronte all’affermazione che l’acqua – o l’aria, o l’indefinito – sono il principio da cui derivano tutte le cose … ma non sono le risposte che contano – risposte necessariamente rozze e primitive, data l’epoca in cui furono formulate – bensì il problema che questi nostri lontani maestri e predecessori hanno posto: da che cosa è formato il mondo che ci circonda? Porre una simile domanda vuol dire non credere più alla cosmogonia di Esiodo, alle storie di Urano e Gea …

Cornford  Eh no, caro ed esimio collega, non posso assolutamente condividere quanto lei afferma. Non è questo il problema a cui si sforzano di rispondere i “filosofi “ ionici, bensì un altro: come può un mondo molteplice e ordinato  emergere dal caos primordiale?  In quanto, poi, ad aprire la via alla scienza … povera scienza, e poveri scienziati, se avessero seguito l’indirizzo di ricerca dei pensatori ionici. Che cos’hanno di scientifico le loro teorie? Non hanno nessuna idea della ricerca sperimentale, non si sforzano di dimostrare  nulla.

Burnet  Bella scoperta! La moderna scienza sperimentale doveva nascere mille anni dopo di loro! Ma hanno il merito di essersi, per primi, sganciati dai miti e di avere fatto ricorso al pensiero razionale.

Cornford  Mi dispiace, devo per forza dissentire da lei … mi dica, caro collega, non è forse tipico del pensiero razionale procedere per dimostrazioni, con argomentazioni logiche?

Burnet Sì, certo, ma …

Cornford  Ebbene, i suoi cari “filosofi” non dimostrano un bel nulla … non cercano argomentazioni logiche per sostenere le loro tesi, per un motivo molto semplice: perché ritengono  che esse siano così evidenti, così ovvie, che non c’è bisogno di nessuna dimostrazione: La struttura del loro pensiero è dogmatica, e si avvicina molto più alle “verità” del vate ispirato e dello sciamano che all’atteggiamento di coloro che noi definiamo filosofi e scienziati.

Burnet  Dunque lei nega il razionalismo dei filosofi ionici …

Cornford Non nego che nelle loro cosmogonie ci sia una certa razionalità, ma sono i presupposti su cui basano il loro “ragionamento” ad essere indimostrati e dogmatici …

Burnet  Ma il distacco dal mito …

Cornford   Ma è poi così sicuro che tale distacco sia avvenuto? Se osserviamo attentamente, ad esempio, ciò che dice Anassimandro, ci accorgiamo subito che la sua “razionale” concezione dell’universo non è molto diversa da quella “mitica” di Esiodo, e che quest’ultimo non fa altro che rielaborare un antico mito babilonese, quello narrato nell’ Enuma Elish …

Burnet  Cosa mi tocca sentire! Questo è un oltraggio al genio dei Greci, padri della nostra civiltà! Essi, imitatori di quei barbari babilonesi! Essi, che per primi indicarono quella strada che poi l’Europa, da allora, ha sempre seguito! Sono essi che hanno inventato la scienza. Per definire che cosa è scienza basta dire che essa è “il modo di concepire il mondo alla maniera dei Greci”. Ecco perché la scienza  non è esistita se non fra i popoli caduti in qualche modo sotto l’influenza dei Greci.

Cornford  Mi pare che lei esageri, collega … se avesse la pazienza di ascoltarmi …

Burnet  Non l’avrò mai! Ero riuscito ad evitare, da vivo, i ciarlatani come lei … Cosa mi tocca sentire, da morto! Di questo passo si finirà per interpretare la sublime cultura greca “alla luce” di quei  rozzi e selvaggi modi di vita che certi pseudo – scienziati si ostinano a chiamare culture primitive.

Vernant  Ha proprio indovinato, sa? Lei ha doti profetiche!  E’  proprio quello che abbiamo fatto, il mio amico Marcel (Detienne) ed io, come pure i giovani ricercatori della nostra scuola, sforzandoci di conciliare l’insegnamente del grande Levi – Strauss  con i principi, sempre validi, dell’analisi marxista …

Burnet  Che orrore! (sviene)

Vernant  Oh, mi dispiace, non immaginavo una reazione simile!

Cornford   I Greci gli hanno dato alla testa … mi dispiace, non possiamo proprio considerarli – e considerare noi stessi – il centro dell’universo. Non possiamo ignorare il contributo delle altre culture, di quella assiro – babilonese, per esempio …

Thomson  … di quella cinese e indiana …

Cornford   Dice bene, giovanotto … era proprio di questo che volevo occuparmi, negli ultimi anni della mia vita, ma purtroppo non ne ho avuto il tempo. Ma il suo viso e il suo nome non mi sono nuovi …

Thomson  Io sono un suo ammiratore, e, per certi versi, un suo discepolo. La mia indagine ha preso l’avvio proprio dalle sue opere Dalla religione alla filosofia e da Principium sapientiae. Ho cercato, modestamente, di proseguire quegli studi sui rapporti tra pensiero greco e filosofie orientali  che lei non ha potuto portare a termine.  Devo però dire, con sincerità, che su un punto mi permetto di dissentire da lei … ma di questo parlerò dopo. La prego, continui.

Cornford  Dicevo, dunque, che se analizziamo le teorie dei  “filosofi” ionici, scopriamo molte affinità con la teogonia di Esiodo, influenzata, a sua volta, dal mito babilonese dell’Enuma Elish.  Per Esiodo, all’origine c’è il  Chaos, abisso oscuro e indistinto. Gaia (la Terra) e Urano (il Cielo) sono uniti in un unico, perpetuo abbraccio, che impedisce ai vari esseri di venire alla luce. Quando questa unione viene violentemente interrotta, Cielo e Terra si separano: è l’inizio della vita e del cosmo. Il  Giorno e la Notte si alternano, il Mare (Pontos) si divide dalla Terra, le creature viventi fanno la loro apparizione. Da questo momento, con la nascita di Eros (l’Amore, la generazione non avviene più per separazione di elementi prima uniti e confusi insiema, bensì per unione degli opposti (maschio e femmina). Lo stesso schema logico sta alla base delle “filosofie” degli Ioni:  da una primordiale unità emergono, per separazione, coppie di opposti ( caldo – freddo, asciutto – umido ecc.), che suddividono lo spazio in quattro regioni:  il cielo di fuoco, l’aria fredda, la terra asciutta, il mare umido.  Dalla unione e mescolanza degli opposti , che alternativamente hanno il sopravvento sugli altri, hanno origine la vita e la morte degli esseri viventi, l’avvicendarsi delle stagioni ecc., secondo un ciclo che si ripete all’infinito. Insomma, i filosofi  non hanno inventato nulla: Hanno trovato una cosmologia bell’e fatta, e l’hanno adottata, in un certo senso razionalizzandola.

Thomson  Concordo, per molti aspetti, con le sue tesi … devo però esprimere una perplessità.

Cornford  Dica, dica pure … certo, non posso essere molto esauriente, nel breve tempo concessomi.

Thomson  Il suo studio sui “filosofi” ionici, peraltro ammirevole, lascia un senso di insoddisfazione nel lettore: allora questi primi filosofi  non hanno scoperto proprio nulla di nuovo?  Si sono limitati a ripetere, con parole diverse, ciò che il mito, da secoli, narrava sulle origini del mondo?

Cornford  In un certo senso, sì … con questo non intendo dire che le loro teorie siano identiche alle cosmogonie mitiche. Lo schema logico è lo stesso, ma il contenuto è stato razionalizzato. Ciò che a me preme sottolineare è che la filosofia non nasce all’improvviso, già adulta, come Athena dal cervello di Zeus, in contrapposizione a una cultura prima di allora dominata da teologi mistici o poeti. Al contrario, il processo di razionalizzazione era in atto già un certo tempo prima che Talete venisse alla luce.

Thomson  Lei ha descritto molto bene questo processo di  razionalizzazione, ma non lo ha spiegato.

Cornford  Che avrei dovuto spiegare?

 

Thomson  Che cos’ è che lo provoca? Che cosa determina questo percorso, questo graduale distacco dal mito alla ragione?

Cornford  Probabilmente, alle origini di questo processo ci sono trasformazioni nella società …

Thomson  E qual è la causa di tali trasformazioni?

Cornford   Questo non è affar mio …  sono uno studioso di filosofia  greca ed orientale, non un sociologo.

Thomson   E’ qui che dissentiamo … se non colleghiamo le trasformazioni sociali  alla lotta fra le classi e allo sviluppo delle forze produttive, rischiamo di non comprendere nulla di ciò che accade nel VI secolo a.C., nemmeno la filosofia ionica …

Presentatrice  Il suo collega Farrington fa dipendere la nascita della filosofia dal progresso tecnico raggiunto dalle ricche città dell’Asia Minore. Esso avrebbe influenzato il pensiero di Talete, Anassimandro, Anassimene, i quali avrebbero  sostituito all’interpretazione mitica dell’universo una nuova interpretazione meccanicistica e “strumentalistica”. Lei che ne pensa, prof. Cornford? (Cornford si chiude in uno sdegnoso silenzio) E lei, prof. Thomson?

Thomson  Non è possibile, a mio parere, stabilire un legame tra filosofia e progresso tecnico. Se così  fosse, – se, cioè, la nascita del pensiero razionale dipendesse dal progresso tecnico – i primi filosofi dovrebbero essere egiziani, o babilonesi, o cinesi, non greci. Nel campo della tecnica, i Greci non hanno inventato nulla; hanno copiato dagli orientali, molto più progrediti di loro. Eppure, i primi filosofi sono greci …

Presentatrice  Come si spiega questa strana contraddizione, secondo lei?  E in che senso la nascita della filosofia va collegata allo sviluppo  dell’economia, come lei ha affermato poco fa?

Thomson  Sono numerosi i fattori che determinano questa nascita: in primo luogo, bisogna notare che in Grecia vene a mancare, in epoca assai remota, la monarchia divina di tipo orientale, che agisce come un fattore frenante nei confronti della civiltà egiziana, babilonese, ecc. Ma l’elemento decisivo è la diffusione  della moneta: essa provoca l’ascesa di  una classe  di mercanti e artigiani – il demos – che si contrappone all’aristocrazia e alla sua visione – mitica – del mondo, facendosi portatrice di una nuova interpretazione più razionale del cosmo e della società; e soprattutto essa produce una rivoluzione mentale: gli oggetti da scambiare non sono più considerati nella loro differenza qualitativa (valore d’uso), ma in quella quantitativa, sono cioè visti  nel loro valore astratto di  merci da scambiare con altra merce (valore di scambio).In definitiva, l’economia monetaria favorisce l’insorgere di un processo di astrazione.  C’è un certo legame tra i più importanti concetti della filosofia, come ad esempio l’Essenza, sostanza immutabile che sta sotto l’apparenza delle cose più svariate, e la moneta, che unifica le merci più diverse, rendendole interscambiabili.

Vernant Eh no, caro collega, bisogna andare cauti con queste affermazioni … non si possono trasferire meccanicamente i concetti dell’economia nel campo della filosofia, e non bisogna pensare che le trasformazioni culturali  siano determinate in modo così diretto dai mutamenti economici …

Thomson  Io, questi “giovani” d’oggi non li capisco proprio … eppure anche lei aveva detto di  fare riferimento al marxismo …

Vernant  L’economia, indubbiamente, influisce sulla cultura, ma in modo indiretto e mediato…

Thomson  Ma se persino il termine ousia ha un duplice significato: patrimonio ed essenza …

Vernant    Sì, questo è vero, ma ciò che definisce l’essenza di una cosa – ce lo dice il grande Aristotele – è il fine per cui è stata fatta, cioè il suo valore d’uso. Quello mercantile, cioè il  valore di scambio, è semplice apparenza, frutto di una convenzione sociale, cioè il contrario dell’essenza. In quanto al suo significato economico, ousia indica, sì, la ricchezza, ma quella terriera, non quella monetaria. Quest’ultima viene indicata col plurale tà chrémata, come dice Aristotele: “ Noi chiamiamo beni (chrémata) tutte le cose il cui valore è misurato dalla moneta”. Quindi non mi pare proprio che si possa condividere la sua tesi.

Thomson (seccamente) Questa mi sembra una maniera elegante di annullare l’importanza del fattore economico … che razza di marxismo è il suo? Lei non è altro che un borghese revisionista …

Vernant   … e lei  uno stalinista! Il suo marxismo rozzo oggi non convince più nessuno.

Presentatrice  Prego, signori, cercate di evitare i battibecchi … è il suo turno, prof. Vernant, ci esponga le sue idee sulla nascita della filosofia …. No, prof. Thomson, il suo tempo è scaduto, non posso consentirle una replica …

Vernant Cercherò di essere breve. Per comprendere quella che è stata definita la nascita della filosofia, bisogna tenere presente un altro, diciamo così, “lieto evento : la nascita della polis. Ciò che prima era prerogativa esclusiva del re divino – l’organizzazione della società, dello spazio, del cosmo, i suoi poteri, il suo sapere – attraverso una serie di rivolgimenti che non è possibile qui trattare, è stato “posto in mezzo” – come dicevano i Greci – messo a disposizione di tutti, della comunità. All’ideale della potenza sovrana che domina su tutto si è sostituito l’ideale dell’equilibrio tra i poteri, tra le varie componenti sociali, insomma, l’isonomia. Questa ricerca di armonia, di equilibrio tra le parti si manifesta in tutti i campi. In quello urbanistico, in primo luogo: la polis non ha più come unico centro l’acropoli, residenza del wanax, il sovrano miceneo. Il suo cuore adesso è soprattutto l’agorà, centro degli scambi, della discussione, della vita politica. Attorno ad essa si sviluppa l’abitato, secondo la pianta geometricamente regolare introdotta da Ippodamo di Mileto. Nel campo delle leggi: all’arbitrio dei nobili si sostituisce il Nomos scritto (la legge scritta), che stabilisce quale ruolo i singoli e i gruppi sociali devono occupare nell’ambito della polis, senza prevaricare,    – la riforma di Clistene si inserisce in questo quadro – e così via. Solo in questo clima è possibile comprendere la nascita della filosofia. Quel sapere che prima era privilegio esclusivo del re e delle caste sacerdotali  aristocratiche adesso è diventato oggetto di pubblico dibattito. I  primi filosofi  – ma sarebbe più giusto chiamarli “sapienti”-  come tipi umani sono gli eredi  di quegli antichi sciamani  e “ uomini divini”, dei poeti ispirati, di coloro che vedono al di là delle apparenze, ma che ora rivelano a chiunque sia desideroso di apprendere ciò che prima  era proibito divulgare ed era custodito  gelosamente. Anche quando sembrano ancora legati al mito e alla religione – come Parmenide e i suoi discepoli – in realtà se ne sono staccati. Adesso si pongono una domanda (Che c’è d’immutabile nella natura? Qual è il principio della realtà? Come possiamo scoprirlo ed esprimerlo?) che segna la nascita del pensiero razionale e la formulazione delle sue leggi, in primo luogo della legge di non contraddizione (l’essere è, il non essere non è) ….

Cornford    E i filosofi di Mileto?  Vuole forse negare i loro legami con il mito?

Vernant      Non voglio negarli, prof. Cornford, accetto pienamente le sue tesi.  Vorrei però sottolineare anche gli elementi di novità di cui sono portatori  i pensatori  ionici – aspetto che lei, purtroppo,  non ha avuto il tempo di approfondire – e cioè la rottura della logica ambigua che è tipica del pensiero mitico. Mi spiego. Il pensiero mitico attua una confusione di piani: la terra e il cielo, ad esempio, sono visti, contemporaneamente, nel loro aspetto concreto, come “cose” percepibili con i nostri sensi, e come divinità antropomorfe (Gaia e Urano) che fanno all’amore.  L’ambiguità del mito si rispecchia in un’analoga ambiguità del linguaggio:  φύειν  vuol dire produrre e partorire, e così pure γένεσις  significa origine e nascita. Così l’origine delle cose viene vista, nell’ambito del pensiero mitico, come una nascita, spiegata mediante l’immagine mitica dell’unione sessuale di elementi – divinità maschili e femminili. I milesii rompono con questa logica, attuano una separazione tra i due piani, dando inizio ad un processo di astrazione: il cielo, la terra, il mare perdono ogni aspetto antropomorfo, cessano di essere personaggi mitici, e diventano potenze  eternamente attive, che producono un effetto fisico determinato. L’originario, il primordiale, si spogliano del loro mistero: hanno la banalità rassicurante delle cose di ogni giorno. Invece di cercare il padre e la madre, raccontare le nascite successive e ricostruire le genealogie (come faceva il mito), adesso il pensiero razionale cerca di definire i principi costitutivi dell’essere:  da racconto a suo modo storico, si trasforma in un sistema che espone la struttura profonda della realtà. Il mondo, concepito come un meccanismo, si svuota del  divino che lo animava. Si porrà, in seguito, il problema dell’origine del movimento. I filosofi successivi lo individueranno in una Mente  esterna al mondo, una Mente divina che regola e ordina l’universo dal di fuori …

Burnet  (che nel frattempo si è ripreso ed ha seguito, con visibile irritazione, le ultime battute del dialogo) E’ tutta qui, secondo lei, la Ragione dei primi filosofi greci?  In questo soltanto consisterebbe la loro novità?

Vernant  E le sembra poco?  A me pare una novità di una portata eccezionale …

Thomson  E l’influsso determinante dell’economia?

Vernant    Ma è chiaro, mi pare …

Burnet     Ancora si osano mescolare simili bassezze – politica, economia – alle più alte manifestazioni dello Spirito umano e gel genio greco? Tutto ciò è osceno!

(Segue una baraonda infernale. I fantasmi si accapigliano, volano pugni ed espressioni – sia in francese che in inglese – che la Presentatrice non comprende subito e che non riesce a rintracciare sui suoi vocabolarietti tascabili per turisti … infine si vede Vernant  fuggire, inseguito dagli altri tre fantasmi urlanti, con i  lenzuoli a brandelli …)

Presentatrice   Siamo spiacenti  di dover interrompere il dibattito per motivi … diciamo così, tecnici.  Abbiamo assistito ad una vivace discussione su un argomento squisitamente culturale. (Andando via, tra sé) Io non capisco come si possa litigare a questo modo per delle questioni di ventisei  secoli fa, che non hanno alcun rapporto con noi e con i nostri problemi attuali.  O mi sbaglio?

Questionario: – Esponi, col minor numero possibile di parole, le tesi dei quattro studiosi sulla nascita della filosofia – Quale di queste tesi ti sembra più convincente, e perché?        -Come risponderesti alla domanda finale della Presentatrice? Ritieni che questi problemi siano del tutto estranei a noi?

 

 

Questo testo riproduce, in forma ridotta, dialogica e “poco seria” il saggio conclusivo “Dal mito alla ragione” di “Mito e pensiero presso i Greci” di J.P. Vernant, Einaudi 1970 (ma la prima  edizione francese è del 1965).

 

 

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