Latino - LA TERZA DECLINAZIONE
Legenda:
Cfr. = confronta; i.e. = indoeuropeo; des. = desinenza; > = diventa; < = deriva da ; Il segno * indica le forme che sono frutto di ricostruzione degli studiosi di storia della lingua latina.
La terza declinazione comprende nomi maschili, femminile e neutri con tema in consonante e tema in – i.
In origine ciascuno dei due gruppi aveva desinenze proprie, che poi si sono reciprocamente influenzate e mescolate. La III declinazione, così come ora la studiamo, è il risultato di questo processo di fusione. Tuttavia, data la varietà di terminazioni del nominativo, ed il gran numero di fenomeni fonetici che rendono spesso difficile individuare il nome da cercare sul dizionario, è utile studiare analiticamente la flessione dei vari gruppi di sostantivi.
Queste sono le desinenze dei temi in consonante muta (p, b, d, t, c, g):
Singolare
Nom. – s es. vox, pes, plebs
Gen. – is (< *- es), cfr. greco – ος, grado forte dell’apofonia
Dat. - i ( – *ei )
Acc. – em (<*ṃ̥̥̥̥̥̥̥ ), cfr. greco -α
Voc. = Nom.
Abl. –e ( non è una vera e propria desinenza dell’ablativo, perché l’ i.e. non ne aveva una specifica per questo caso; essa deriva da un antico locativo in -i).
Plurale
Nom. – ēs (<-*ĕs) per influsso dei temi in –i
Gen. - um (< * om), cfr. greco – ων
Dat. – i- bus ( < -*bhos aggiunto direttamente al tema)
Acc. - ēs (< *ens < – n̥s) cfr. Greco –ας
Voc. = Nominativo
Abl. -i – bus(< *bhos) come al dativo. In origine la desinenza si aggiungeva direttamente al tema. Poiché l’incontro tra la consonante del tema e le desinenze risultava sgradevole, tra esse fu inserita una – i – per analogia col dativo e con l’ablativo dei temi in -i. I neutri hanno uguali i tre casi retti (nominativo, accusativo, vocativo); il nominativo è costituito dal puro tema, senza alcuna desinenza.
La desinenza del nominativo plurale -a deriva da un’antica desinenza i. e. -∂ (schwa).
I temi in liquida ( l, r ) e in nasale ( n, m ) hanno, tranne poche eccezioni, il nominativo asigmatico (come in greco), senza desinenza alcuna. Per il resto, seguono la medesima flessione sopra riportata.
TEMI IN DENTALE SEMPLICE
La dentale del tema, incontrandosi con la desinenza – s, viene assimilata, quindi scompare ( es. *civitat + s *civitass civitas; *milet + s *miless miles).
Temi in – at
Singolare Plurale
Nom. Civitas = la città Civitates = le città
Gen. Civitatis = della città Civitatum = delle città
Dat. Civitati = alla città Civitatibus = alle città
Acc. Civitatem = la città Civitates = le città
Voc. Civitas = o città Civitates = o città
Abl. Civitate = con la città, per la città ecc. Civitatibus = con le città ecc.
Temi in – et
Singolare Plurale
Nom. Miles = il soldato Milites = i soldati
Gen. Militis = del soldato Militum = dei soldati
Dat. Militi = al soldato Militibus = ai soldati
Acc. Militem = il soldato Milites = i soldati
Voc. Miles = o soldato Milites = o soldati
Abl. Milite = con il soldato, per il soldato ecc. Militibus = con i soldati ecc.
Nei temi in – et ( come miles ) la – e – del tema al genitivo, dativo, accusativo, ablativo sing. e in tutto il plurale si oscura in – i – perché in latino qualsiasi vocale, trovandosi in sillaba mediana aperta, si trasforma in – i -. Questo fenomeno si verifica quando la vocale è breve.
( N. B. sillaba aperta è quella che finisce con una vocale, chiusa quella che finisce con una consonante). Cioè il genitivo dovrebbe essere *milet (tema) + -is = *miletis, ma la – e – si trasforma in – i – per il fenomeno sopra citato, e così pure avviene in tutti gli altri casi, tranne il nom. sing.
Seguono lo stesso modello di flessione i nomi con il tema in – ot – ( come, per esempio, compos compotis) ed i nomi con il tema in – d (come, ad esempio, pēs – pĕdis, da *peds ). In pēs – pĕdis, come in molti altri nomi con il tema in occlusiva ( cioè in cons. muta: b,p, c,g, t, d, ecc.), si nota APOFONIA QUANTITATIVA: vocale lunga al nominativo, breve negli altri casi. Il latino, però, ha la tendenza al livellamento analogico dei paradigmi, per cui spesso la vocale lunga viene estesa a tutta la declinazione.
Il sostantivo neutro caput ( = capo, testa ) al nominativo e nei casi retti presenta il puro tema. Nei casi obliqui u (come in miles)
Singolare Plurale
NOM. Caput = il capo Capita = i capi
GEN. Capitis = del capo Capitum = dei capi
DAT. Capiti = al capo Capitibus = ai capi
ACC. Caput = il capo Capita = i capi
VOC. Caput = o capo Capita = i capi
ABL. Capite = con il capo ecc. Capitibus = con i capi ecc.
Temi in DENTALE preceduta da altre consonanti:
Temi in – nt
Anche qui si verifica lo stesso fenomeno che abbiamo notato nei temi in dentale semplice: nei nomi maschili e femminili la dentale di fatto scompare davanti alla desinenza del nominativo – s. La declinazione è uguale a quella dei temi in dentale semplice. Es. Adulescens ( *adulescent + s ) – adulescentis (= giovane ), parens ( *parent + s) – parentis ( = genitore, padre ).
Modello di declinazione:
Singolare Plurale
Parens = il padre Parentes = i genitori, i padri
Parentis = del padre Parentum = dei padri
Parenti = al padre Parentibus = ai padri
Parentem = il padre Parentes = i padri
Parens = o padre Parentes = o padri
Parente = con il padre ecc. Parentibus = con i padri ecc.
Diversamente da quanto accade nei normali temi in – nt, in gigas – gigantis ( gigante, prestito greco), scompare davanti alla desinenza – s – l’intero gruppo –nt (come nei temi in –ντ).
Singolare: Gigas, Gigantis, Giganti, Gigantem, Gigas, Gigante
Plurale: Gigantes, Gigantum, Gigantibus, Gigantes, Gigantes, Gigantibus
Temi in – ct
Nei temi in – ct, maschili e femminili, la – t cade davanti alla desinenza – s, e la c x secondo i seguenti passaggi: ct +s cs x. I neutri, come al solito, al nominativo e nei casi retti presentano il puro tema. Ma la – t cade, perché nella lingua latina il suono – ct, in fine di parola, non è ammesso. Quindi *lact (latte) lac, gen. lactis.
A proposito di sostantivi con il tema in dentale preceduta da altra consonante ( – nt, – rd, – ct, ecc.), bisogna tenere presente che c’è un gruppo di nomi che al nominativo si presentano come monosillabici, ma che in origine erano normali temi in – i. Perduta per SINCOPE la – i , si sono comportati, nella formazione del nominativo, come temi in consonante ( v. ad es. nox – noctis, in origine *noctis *nocs nox), ma nel resto della declinazione si comportano come temi in –i, per cui ce ne occuperemo in seguito ( v. pag. )
Probabilmente avevano un doppio tema nomi come senex – senis ( vecchio ): Il nom. *senect- o da *senec-, come si può dedurre dal genitivo disusato *senecis. Il gen. e gli altri casi *senes;
supellex- supellectilis (suppellettile): Il nom. *supellect-, il genitivo e gli altri casi dal disusato *supellectilis, che era originariamente un tema in – i.
TEMI IN LABIALE
Il nominativo è sigmatico, come nei corrispondenti nomi greci. Il greco, però, ha un segno preciso per indicare la consonante doppia risultante dall’incontro labiale + sigma, e cioè ψ (es.Ἄραψ, γύψ).
Il latino si limita ad accostare la desinenza – s alla labiale del tema: es. pleb + s > plebs, la plebe princep + s > princeps, il primo, il capo.
Modello di flessione:
Singolare Plurale
Princeps il capo Principes i capi
Principis del capo Principum dei capi
Principi al capo Principibus ai capi
Principem il capo Principes i capi
Princeps o capo Principes o capi
Principe con il capo ecc. Principibus con i capi ecc.
Nei nomi con il tema in – ep, come princeps, bisogna tenere presente che la – e -, al genitivo e negli altri casi, essendo breve e trovandosi in sillaba mediana aperta, > i (come in miles – militis).
TEMI IN GUTTURALE
Hanno il nominativo sigmatico, come i corrispondenti nomi greci. La consonante gutturale, incontrandosi con la des. – s > x (cfr. greco *κορακ + ς > κόραξ ); esempi: rex – regis (< *reg+ s); lex – legis (<*leg+ s); dux – ducis (<*duc+ s).
Modello di flessione:
Rex = il re Reges = i re Dux Duces
Regis = del re Regum = dei re Ducis Ducum
Regi = al re Regibus = ai re Duci Ducibus
Regem = il re Reges = i re Ducem Duces
Rex = o re Reges = o re Dux Duces
Rege = con il re ecc. Regibus= con i re Duce Ducibus
Nota: ci sono nomi monosillabici, come, ad esempio, arx – arcis ( rocca), che erano originariamente temi in –i. Perduta la – i – per sincope, nel nominativo sono diventati simili agli altri temi in gutturale. Nel resto, seguono la declinazione dei temi in – i, come vedremo in seguito.
Un discorso a parte merita nix – nivis ( la neve), che deriva da *nighʷ + s ( con nighʷ si indica una labiovelare aspirata, suono poi scomparso in latino e nelle lingue indoeuropee “moderne”. Ma se confrontiamo l’italiano neve con l’inglese snow e il francese neige vediamo che alcune lingue hanno ereditato dall’ i. e., loro antenato, il suono w/u; altre, il suono g, i suoni, appunto, che rivelano l’origine comune: la labiovelare aspirata ghʷ). Nix è un originario tema in consonante, in -ghʷ appunto, che, incontrandosi con la des. – s, si trasformò nella cons. doppia x, come qualsiasi altro tema in gutturale. Nel resto della flessione, però, per ANALOGIA con altri sostantivi monosillabici, si comporta come un tema in – i sincopato: nix – nivis come nox – noctis, mons –montis ecc. per la cui flessione v. in seguito.
TEMI IN NASALE (m,n)
Con il tema in – m c’è un solo sostantivo, maschile, e con il nominativo sigmatico: hiems, hiemis, hiemi, hiemem, hiems, hieme ecc. (= inverno).
Temi in – n
Dobbiamo distinguere due gruppi:
a) Il primo gruppo, meno numeroso,comprende alcuni nomi con il nominativo sigmatico. La – n del tema cade davanti alla desinenza – s. Questa legge fonetica è valida anche in greco. In greco, però, i nomi con il tema in nasale hanno tutti il nominativo asigmatico.
Esempio: *sanguen + s > *sanguens > sanguis (=sangue)
Modello di flessione:
N. Sanguis Sanguines ( ma il plurale
G. Sanguinis Sanguinum non è usato)
D. Sanguini Sanguinibus
A. Sanguinem Sanguines
V. Sanguis Sanguines
A. Sanguine Sanguinibus
b) Il secondo gruppo, molto più numeroso, è costituito da sostantivi formati con il suffisso
alternante – en /- on. La nasale – n, preceduta da o, cade. Il nominativo è sigmatico.
Il suffisso – en, – on presenta apofonia qualitativa ( grado forte “o” al nominativo, grado
normale “e” negli altri casi ) e quantitativa ( vocale lunga al nominativo, breve negli altri
casi). Ma anche in questo gruppo di nomi si è verificato il livellamento analogico, per cui
spesso il grado forte e la vocale lunga sono stati estesi a tutti gli altri casi.
Esempio di sostantivo con apofonia: homo- hominis, uomo, essere umano.
N. Homo (<*homōn; la –n cade) Homĭnes (<*homĕnes)
G. Homĭnis (<*homĕnis) Homĭnum (<*homĕnum)
D. Homĭni(<*homĕni) Homĭnibus (<* homĕnibus)
Acc. Homĭnem (<*homĕnem) Homĭnes (<*homĕnes)
V. Homo (= Nom.) Homĭnes (= Nom.)
Abl. Homĭne (<* homĕne) Homĭnibus (<*homĕnibus)
Come al solito, la ĕ in sillaba mediana aperta è diventata i.
Altri esempi: multitudō – multitudĭnis (folla); origō – origĭnis (origine); imagō – imagĭnis (immagine); virgō – virgĭnis (vergine).
Esempio di sostantivo che presenta in tutti i casi il grado forte e lungo:
Sermō (<* sermōn) il discorso Sermōnes
Sermōnis Sermonum
Sermōni Sermōnibus
Sermōnem Sermōnes
Sermō Sermōnes
Sermōne Sermōnibus
Altri esempi: ratiō – ratiōnis (ragione); legiō – legiōnis (legione); latrō – latrōnis (ladrone).
Da notare: il nome femminile caro – carnis (carne) è l’unico di questo gruppo a presentare alternanza tra grado forte al nominativo ( carō <*carōn) e grado zero negli altri casi (carnis, carni, carnem ecc.)
Va annoverato tra i temi in –n, malgrado il nominativo in –is, anche iuvenis – iuvenis (giovane, adulto): il genitivo plurale, infatti, è iuvenum e non iuvenium, segno che non si tratta di un tema in –i. In questo caso è stato il nominativo singolare a subire l’influsso analogico del genitivo.
NEUTRI: escono in –en; questa –en si mantiene nei casi retti; negli altri casi del sing e in tutto il plurale, come di consueto, -en > -in; questa –en < i. e. n.
°
TEMI IN LIQUIDA
Possiamo distinguere, nei temi in liquida, due gruppi: temi in –l e temi in –r. Entrambi hanno il nominativo asigmatico.
a) Temi in –l: contrariamente al greco, che ha un solo nome col tema in – l (ʽάλς, il sale), il latino ne ha molti.
- Es. Consul (il console) Consules
Consulis Consulum
Consuli Consulibus
Consulem Consules
Consul Consules
Consule Consulibus
Da notare: 1) Pugil (il pugile), vigil, (guardia, sentinella, ma anche agg. vigile), mugil (pesce marino forse identificabile con il muggine odierno), che originariamente erano temi in –i(cioè *pugilis, *vigilis, *mugilis) si comportano come temi in liquida (genitivo plurale pugilum, vigilum, mugilum).
2) Al contrario, il neutro mel – mellis (miele), che è un tema in liquida, si comporta come un tema in –i (gen. plurale mellium). Sia nel primo, che nel secondo caso,si tratta di fenomeni analogici.
b) Temi in –r: due sono le principali categorie di nomi col tema in –r:
1b) i nomi di agente formati col suffisso – tōr (maschili), con la vocale lunga e il grado forte estesi a tutta la declinazione (es. praetor, imperator, scriptor, pastor ecc.)
2b) alcuni nomi di origine antichissima, indicanti soprattutto rapporti di parentela (pater, mater, frater), ma non solo (accipiter, sparviero) caratterizzati da apofonia qualitativa.
Esempio del gruppo 1b:
Praetor Praetores
Praetoris Praetorum
Praetori Praetoribus
Praetorem Praetores
Praetor Praetores
Praetore Praetoribus
NOTA: Al nom. e voc. singolare la “o” lunga diventa breve (ō>ŏ) perché in latino qualsiasi vocale si abbrevia, se si trova in sillaba finale terminante in vocale diversa da –s.
Esempio del gruppo 2b)
Pater (gr. normale) Patres (gr. zero)
Patris (gr. zero) Patrum (zero)
Patri (zero) Patribus (zero)
Patrem (zero) Patres (zero)
Pater (norm.) Patres (zero)
Patre (zero) Patribus (zero)
A differenza del Greco, (in cui sono presenti entrambi i gruppi), il latino presenta al nominativo il grado normale, e il grado zero in tutti gli altri casi, escluso il vocativo). La – ě – del nominativo, in origine lunga, si è abbreviata per la legge dell’abbreviazione giambica: in una successione giambica
ᵕ− (il giambo è l’inverso del trocheo ed è costituito dalla successione sillaba breve – sillaba lunga), la sillaba lunga si abbrevia se è immediatamente preceduta o seguita dall’accento: pắter > pắtĕr, mŏdō > mŏdŏ, mǐhῑ > mǐhǐ.
TEMI IN SIBILANTE
Appartengono a questo gruppo numerosissimi sostantivi, il cui tema è formato con l’aggiunta di un suffisso in – s. Questa – s, trovandosi in posizione intervocalica nel corso della declinazione, si è rotacizzata, cioè si è trasformata in r (mentre in greco il σ intervocalico cade). Questa – r -, che a rigore dovremmo trovare in tutti gli altri casi, escluso il nominativo, per ANALOGIA è stata spesso estesa anche al nominativo, per cui questi nomi risultano praticamente indistinguibili dai temi in – r. A volte l’originario tema in – s è riconoscibile nei composti e nei derivati: arbor – arboris (albero) < *arbos – *arbosis, ma nel derivato arbustus (arbusto) è riconoscibile la – s – originaria del tema. Da notare il consueto oscuramento della “o” davanti alla – s.
Ci sono quindi nomi con il nominativo in – r, altri che hanno conservato la –s originaria al nominativo, altri ancora che presentano una doppia forma: arbos / arbor; honos / honor ecc.
Da notare: la – s- non si rotacizza quando è il risultato dello scempiamento del gruppo – ss -; esempio: visus <*vissos; causa < *caussa; quaeso < *quaesso.
Anche i sostantivi in – or (<*os) presentavano apofonia quantitativa: vocale lunga al nominativo, breve negli altri casi (arbōr – arbŏris). Per ANALOGIA, in molti nomi la vocale lunga è stata estesa a tutta la declinazione (es. honōs – honōris). Si noti, però, che in latino qualsiasi vocale, in sillaba finale, seguita da consonante diversa da s, si abbrevia (come in praetŏr), per cui amōs > amŏr, anche se al Anche i nomi in – or (<ōs) presentavano apofonia quantitativa: vocale lunga al nominativo, breve negli genitivo e al dativo ecc. troveremo amōris,amōri ecc.
In conclusione: possiamo distinguere tre gruppi di nomi col tema in – s:
1) Quelli maschili e femminili con il nominativo in – or (oppure – ōs) che estendono la vocale lunga a tutta la declinazione;
2) Quelli che hanno il nominativo in –or (- ōs) con apofonia quantitativa;
3) Infine, i neutri con il nominativo in –us.
Esempio del 1° gruppo:
Amŏr (< *amōs) Amōres (<*amōses)
Amōris (<*amōsis) Amōrum (< *amōsum)
Amōri (<*amōsi) Amōribus (<*amōsibus)
Amōrem (<*amōsem) Amōres (<*amōses)
Amŏr (<*amōs) Amōres (<*amōses)
Amōre (<*amōse) Amōribus (<*amōsibus)
La vocale lunga è estesa a tutti i casi. La – s del tema si è rotacizzata e la – r- è stata estesa per analogia anche al nominativo (e di conseguenza la ō, non trovandosi più davanti a – s, ma ad – r, è diventata breve). Altri esempi: errŏr – errōris, odŏr – odōris, labŏr – labōris, pudŏr – pudōris, mōs – mōris, flōs – flōris.
Esempio del 2° gruppo:
Arbōr (arbōs) Arbŏres (< *arboses)
Arbŏris (<*arbŏsis) Arbŏrum (<*arbosum)
Arbŏri (<*arbosi) Arbŏribus (<*arbosibus)
Arbŏrem (<*arbosem) Arbŏres (<*arboses)
Arbōr Arbŏres (<*arboses)
Arbŏre (<*arbose) arbŏribus (<*arbosibus)
Notare l’apofonia quantitative: Vocale lunga al nominative e al vocativo singolare, lunga negli altri casi.
3° gruppo: i neutri in –us
Sono una categoria molto numerosa di nomi, formati col suffisso alternante – os /- es (grado forte nei casi retti del singolare, grado normale nei casi obliqui e nel plurale) e corrispondono perfettamente ai nomi greci dello stesso gruppo, anche se tale corrispondenza non è immediatamente percepibile, a causa del diverso comportamento della – s – intervocalica in latino e in greco: nel latino i rotacizza, nel greco cade.
Esempio: genus – generis (cfr. greco γένος – *γένεσος > *γένεος>γένους).
Grado forte Genus (< *genos) = genere, stirpe Grado normale Genera (<*genesa)
Gr. normale Generis (<*genesis) “ “ Generum (<*genesom)
“ “ Generi (<* genesi) “ “ Generibus (<*genesibus)
“ forte Genus (<*genos) “ “ Genera (<*genesa)
“ forte Genus (<*genos) “ “ Genera (<*genesa)
“ normale Genere (<*genese) “ “ Generibus (<*genesibus
Altri esempi: latus – lateris (fianco), opus – operis (opera), scelus – sceleris (delitto), vetus – veteris (vecchio, antico), munus – muneris (dono).
Da notare il consueto fenomeno dell’oscuramento della o in u in sillaba finale, davanti a –s.
Alcuni nomi della stessa categoria mantengono il grado forte per tutta la declinazione, per analogia. Es. corpus – corporis (<* corpos – *corposis) = il corpo; pignus – pignoris pegno); pectus – pectoris (petto); litus litoris (spiaggia). La -*os del nominativo si è oscurata in –us. La declinazione è la seguente:
Corpus (<*corpos) Corpora (<*corposa)
Corporis (<*corposis) Corporum (<*corposum)
Corpori (<* corposi) Corporibus (<*corposibus)
Corpus (<*corpos) Corpora (<*corposa)
Corpus (<*corpos) Corpora (<*corposa)
Corpore (<*corpose) Corporibus (<*corposibus)
Da notare: os – ossis (osso), pur essendo un tema in sibilante (*oss) si comporta, per analogia, come gli altri nomi monosillabici sincopati a cui si è fatto cenno in precedenza,e segue la declinazione dei temi in – i.
IN PRATICA:
- Per individuare il nominativo dei nomi terminanti in – tris, – tribus, – tres ecc. bisogna cercare sul dizionario un nome terminante in – ter (matres, matrum, matribus da mater,
accipitres, accipitrem da accipiter ecc.);
- Per i nomi che nei vari casi finiscono in – oris, – ori, – orem ecc. bisogna cercare (e individuare per esclusione): un nominativo in – or, come praetor, amor ecc. (ai fini pratici non importa se è un tema in – s oppure in – r) oppure un nominativo in – os, come flos – floris, o in – us, come corpus – corporis (in tal caso è neutro);
- Per i nomi terminanti in – eris, – ere, – era, -eribus ecc. ( si tratta , ovviamente, di neutri col tema in – s, caratterizzati da apofonia quantitativa), bisogna cercare un nominativo in – us, che rappresenta il grado forte “o” oscurato in “u” per una legge fonetica tipica del latino (es.Genus – generis).
I TEMI IN –I
Appartengono a questa categoria due principali gruppi di sostantivi:
1) I cosiddetti parisillabi, come ovis – ovis, hostis –hostis,collis –collis ecc.
2) I nomi sincopati, i cosiddetti imparisillabi con due consonanti davanti alla desinenza –is del genitivo.
In origine questi nomi avevano una declinazione propria, ma col tempo, per analogia, molte desinenze dei temi in consonante furono estese ai temi in –i:
Singolare Plurale
Nom. –s - ēs
Gen. -*-eis >-īs>-ĭs – *-om >-um
Dat.-*-ēi>-ī - *bhos>-bus
Acc. –im/-em - *-ins>- īs/-es
Voc. = Nom. = Nom.
Abl. –*īd>-ī/-ě = Dat.
Il NOMINATIVO è sigmatico, come notiamo nei cosiddetti parisillabi (ovis – ovis ecc.) Alcuni nomi hanno il nominativo in – es, che deriva da -ēis, grado allungato – anziché in – is – come ad esempio aedes – aedis, caedes –caedis, fames –famis.
Il GENITIVO – īs (< eis) fu presto sostituito dalla ĭs dei temi in consonante. Il genitivo plurale –*ōm > – um per il solito fenomeno di oscuramento della “o” in sillaba finale. Si dice, di solito, che il genitivo dei temi in – i è – ium. Ma bisogna notare che la – i – del genitivo plurale dei cosiddetti parisillabi fa parte del tema, non della desinenza, che è –um.
Il DATIVO -*ēi> ī. Nella terminazione del dativo /ablativo plurale – i- bus la “i” appartiene al tema, ma è stata estesa ai temi in consonante per eufonia. Nell’antica desinenza –bhos si verifica il consueto oscuramento della “o” in “u”.
L’ACCUSATIVO originario in –im è conservato in alcuni nomi (sitim, tussim, puppim ecc.) Gli altri hanno adottato la -em dei temi in consonante. L’accusativo plurale – īs (< *- ins) che è la desinenza classica dei temi in –i , viene affiancato, e quindi sostituito, in età imperiale, dalla desinenza –es dei temi in consonante.
Il VOCATIVO , sia quello singolare che quello plurale, è uguale al nominativo.
L’ABLATIVO in – i (tipico del latino, che si distacca, in questo, dall’ indoeuropeo) si mantiene anch’esso in pochi nomi, gli stessi che hanno l’accusativo in – im; la maggior parte dei nomi ha adottato l’ablativo in - e, tipico dei temi in consonante.
: I COSIDDETTI “PARISILLABI”
Modello di flessione:
Hostis – hostis= nemico Aedes – aedis= tempio
Singolare Plurale Sing. Plur.
Nom. Hostis Hostes Aedes Aedes
Gen. Hostis Hostium Aedis Aedium
Dat. Hosti Hostibus Aedi Aedibus
Acc. Hostem Hostīs, Hostes Aedem Aedīs, Aedes
Voc. Hostis Hostes Aedes Aedes
Abl. Hoste Hostibus Aede Aedibus
Alcuni nomi mantengono le originarie desinenze in – i, altri ammettono entrambe le forme, quella in – i e quella presa “in prestito” dai temi in consonante:
a) I nomi di città o di fiume con il nome in – is e alcuni altri nomi mantengono le forme originarie.
Esempi: Neapolis ( Napoli,nom.) – Neapolim (acc.) – Neapoli (abl.) ; Tiberis (il Tevere, nom.), Tiberim (acc.), Tiberi (abl.); tussis (tosse, nom.), tussim (acc.) , tussi (abl.). Gli altri nomi sono: amussis, buris, ravis, sitis, vis (che è un nome difettivo e significa “forza, violenza”): al singolare ha solo il nom. vis, l’acc. vim, l’abl. vi; il plurale è regolar: vires, virium, viribus, vires, vires, viribus.
b) Un gruppo di nomi come navis, puppis, turris, febris hanno le due forme: navim /navem acc., navi /nave abl., puppim /puppem acc., puppi/puppe abl., febrim /febrem acc., febri / febre abl.
I NOMI SINCOPATI
Il secondo gruppo di nomi che segue questa declinazione è quello dei cosiddetti “imparisillabi con due consonanti davanti alla – is del genitivo”.
Si tratta in realtà di nomi sincopati, che in origine avevano il tema in – i -. Esempi:
mons – montis (mons < *montis), pars – partis, mors – mortis, ars – artis, fons – fontis.
Una volta perduta la – i – originaria, questi nomi hanno formato il nominative come I temi in consonante, adottando, però, negli altri casi, le desinenze dei temi in – i. A questi nomi si sono associati, per analogia, (perché NON sono sincopati) alcuni neutri col tema in consonante come os – ossis, mel – mellis, cor – cordis (ai quali si è già accennato).
Ecco i modelli di flessione dei nomi sincopati:
Maschile : Mons (<*montis)=monte Femminile: Ars (<*artis)
Sing Plur. Sing. Plur.
Mons Montes Ars Artes
Montis Montium Artis Artium
Monti Montibus Arti Artibus
Montem Montes Artem Artes
Mons Montes Ars Artes
Monte Montibus Arte Artibus
Neutri col tema in cons. che per analogia seguono quella dei nomi sincopati:
Cor –cordis =cuore, os –ossis =osso (da non confondere con os oris, bocca), mel –mellis =miele
Cor Corda Os Ossa Mel Mella
Cordis Cordium Ossis Ossium Mellis Mellium
Cordi Cordibus Ossi Ossibus Melli Mellibus
Cor Corda Os Ossa Mel Mella
Cor Corda Os Ossa Mel Mella
Corde Cordibus Osse Ossibus Melle Mellibus
I Neutri con il tema in –i
(i cosiddetti neutri in – e, – al, – ar)
I neutri col tema in – i, come tutti i neutri della III declinazione, al nominativo singolare hanno il puro tema. Ciò non è facilmente percepibile, perché la – i del tema, trovandosi in silla finale aperta, >- e, per cui * mari > mare, * animali > * animale ecc. Alcuni nomi terminanti in – ri e – li, che in origine erano aggettivi sostantivati, perdono la vocale finale. Es. * animale > animal, * calcare > calcar ecc. Questi neutri hanno ( probabilmente per analogia con i temi in consonante, e differenziandosi dall’indoeuropeo) la desinenza – ă per i casi retti del plurale: la terminazione – ia è costituita dalla – i del tema e dalla desinenza – ă, come si è già detto a proposito del genitivo – i – um. Questa – i – del tema differenzia i veri neutri col tema in – i dai neutri come “cor” e “mel”: questi ultimi hanno come nominativo plurale corda e mella perché non sono realmente temi in – i.
Questa è la flessione dei neutri con il tema in – i:
- Plur. Sing. Plur. Sing. Plur.
Mare Maria Animal Animalia Calcar Calcaria
Maris Marium Animalis Animalium Calcaris Calcarium
Mari Maribus Animali Animalibus Calcari Calcaribus
Mare Maria Animal Animalia Calcar Calcaria
Mare Maria Animal Animalia Calcar Calcaria
Mari Maribus Animali Animalibus Calcari Calcaribus
Anche il participio presente segue questo modello di flessione. Bisogna, però, notare che esso ha l’ablativo in - e quando ha funzione verbale ; quando invece ha funzione di aggettivo, ha l’ablativo in – i.
Osservazioni su alcuni nomi “irregolari”
1) Iter – itineris, femur – feminis, iecur – iecinoris ( ma anche incineri) sono nomi neutri che sembrano formare i vari casi da temi diversi. In realtà non è così: l’indoeuropeo aveva una classe di nomi neutri che presentavano una – r nei casi retti e una – n nei casi obliqui (cfr. greco ύδωρ, sanscrito ud – nas = acqua). Femur – feminis rientra in questa categoria (la i al posto della u in sillaba mediana aperta è ovvia). Iter e iecur avevano, in origine, un regolare genitivo *iecinis e *itinis. A questi, ben presto, si affiancarono due nuovi genitivi, formati per analogia con il nominativo *iecoris e *iteris. Dalla fusione dei due genitivi , quello originario e quello analogico, derivarono itineris e iecinoris.
2) Vis, la forza, al singolare si comporta regolarmente da tema in – i: nom. vis, acc. vim, abl. vi. Al plurale (per analogia con i sostantivi come mos – moris), si comporta come un tema in –s (rotacizzatasi): vires (nom.); ma la –i – del tema ricompare nel genitivo plurale virium. Il dativo /ablativo è viribus, l’accusativo e il vocativo vires. La declinazione del singolare è difettiva: mancano il genitivo e il dativo. Si suole dire che in questi casi si supplisce con il genitivo e il dativo di robur, la quercia, e,per metonimia, “la forza”. Ma bisogna notare che vis = forza attiva, violenza, mentre robur = forza statica, passiva, insomma resistenza. Roboris e robori (nel senso generico di “forza”) non sono di uso classico, bensì tardo e scolastico.
3) Canis, come iuvenis, solo in apparenza è un tema in – i. In realtà è un tema in nasale (cfr. κύων), come dimostra il genitivo plurale canum e iuvenum . Non è però il caso di occuparci dell’evoluzione fonetica di questi sostantivi, di canis in particolare : è il più complesso e irregolare tra quelli fin qui esaminati.
4) Auceps (uccellatore, cacciatore di uccelli), genitivo aucupis deriva da *avi – caps ( avis = uccello; cap – è la radice che ritroviamo in capio, captura ecc. e vuol dire prendere, catturare). La – i – cade per sincope, quindi avi – >au (si ricordi che i Latini non distinguevano tra suono vocalico e suono consonantico di “u”, e che quel segno che noi scriviamo e pronunciamo come “v” era in realtà “u”); La “a” di – caps, trovandosi in sillaba finale chiusa, si trasforma in – e. La “u” del genitivo e degli altri casi può essere spiegata col fatto che la “a” dell’originario * aucapis, trovandosi davanti alla labiale “p” e dopo un’altra “u” (“au” della sillaba precedente) si è trasformata in – u -. Di solito, in sillaba mediana aperta, qualsiasi vocale > i. Ma se la vocale si trova fra altre vocali di timbro scuro (o, u ) e consonanti labiali, si trasforma in “u”. Ad esempio, occupo deriva da ob – capio.
5) L’aggettivo a una sola uscita anceps – ancipitis (= ancipite, bifronte, con due teste) deriva da am – caput + -s (desinenza): am > an per assimilazione regressiva nel grado di articolazione (cioè: la nasale labiale m non può stare davanti alla gutturale c – si ricordi che la c nel latino classico ha suono gutturale “k”), la u cade per sincope, la t praticamente scompare davanti alla desinenza –s; la a, venendosi a trovare in sillaba finale chiusa, diventa e. Al genitivo (e negli altri casi del singolare e del plurale) *ancapitis > ancipitis (per il consueto fenomeno fonetico, per cui la a in sillaba mediana aperta > i),al dativo *ancapiti >ancipiti, e così via. Analogamente, triceps – tricipitis (con tre teste, detto del cane infernale Cerbero) deriva da tri – caput, con eguale evoluzione fonetica.
6) Iuppiter e bos erano originariamente temi in dittongo: il nominativo bos deriva per analogia da un antichissimo accusativo singolare i. e., in cui era caduto il secondo elemento del dittongo, cioè u. Ce lo testimoniano l’accusativo dorico βω̃ν e il sanscrito gām. Negli altri casi, in latino la u ricompare sotto la forma consonantica v (ma si tenga presente che i Latini non distinguevano, come si è già detto, tra u e v, né a livello grafico, né come pronuncia), quindi troviamo regolarmente bovis, bovi ecc. Nel dativo /ablativo plurale bubus < *boubus (ou in sillaba iniziale >u), mentre bobus è una formazione analogica con altri casi.
Il nominativo Iuppiter (Giove) deriva da un antico vocativo: *Dyeu – p∂ter (cfr. il greco Ζευ̃ πάτερ, e si tenga presente che in greco δ + j >ζ ), cioè Giove padre. *Dyeus è il nome della divinità suprema degli Indoeuropei, dio del cielo e della luce del giorno. Dies < diem, è cioè un nominativo formato per analogia con l’accusativo in cui manca il 2° elemento del dittongo, cioè la u (come è accaduto per bos); però dies si è, per così dire, specializzato nel significato di giorno, e non è stato più adoperato nel senso originario di divinità. Il genitivo Iovis deriva da *dyew – es, attraverso l’evoluzione *dyeves> Iovis. Questo tema viene generalizzato ed esteso a tutta la declinazione.
7) Imber – imbris, pioggia, è un tema in –i: caduta per sincope la – i – del tema del nominativo *imbris, la r >er (cfr. ager – agri della seconda declinazione e l’aggettivo a tre uscite acer – acris – acre). Nel resto della declinazione si comporta come navis, puppis ecc.