Dal Medioevo greco All’Arcaismo

STORIA GRECA: 1) DAL MEDIOEVO GRECO ALLARCAISMO

Nel corso dei “secoli oscuri” (XI – IX a.C.), conclusasi la fase delle migrazioni, le varie genti avevano trovato il loro assetto definitivo. La società era radicalmente mutata: il mondo miceneo era ormai solo un ricordo lontano, che forniva materiale leggendario ai canti degli aedi. Proseguiva, però, l’espansione – iniziata dai Micenei – sulle coste dell’Asia Minore. Non si trattava più, però, di semplice ricerca di scali commerciali, ma della fondazione di colonie stabili (apoikiai), con un ampio retroterra: esse costituivano un importante tramite culturale tra Oriente e Grecia. Fu, probabilmente, in questo lungo lasso di tempo che dall’originaria “biforcazione” tra dialetto dorico arcaico e dialetto miceneo si differenziarono i dialetti storici: l’eolico, lo ionico – attico, affine per molti aspetti al miceneo, l’acheo – che del miceneo era la diretta prosecuzione – e il più conservativo dorico, distinto nella variante nord – occidentale e in quella meridionale (è questa la tesi di Chadwick). Quindi nelle colonie greche dell’Asia Minore si distinse tra Eolide (a nord), Ionia (al centro) e Doride (al sud); mentre, nella Grecia continentale e nelle isole, la distribuzione dei dialetti (v. cartina) rispecchia, probabilmente, i complessi esiti delle migrazioni interne verificatesi tra il XII e XI sec. a. C.). Fu, però, nel campo politicoche il medioevo greco produsse le sue innovazioni più rilevanti: l’”invenzione” della polis (v. scheda) e il declino delle monarchie di tipo omerico, sostituite dovunque da regimi aristocratici.
Già nei poemi omerici possiamo notare la posizione, piuttosto precaria, del βασιλεύϛ : essa non rispecchia affatto la realtà storica dell’epoca micenea, che si vorrebbe rappresentare. Né Agamennone, né Odisseo, e nemmeno lo stesso Zeus sono dei Ϝάνακτεϛ: Agamennone viene insultato e minacciato da Achille, che si reputa, non a torto, suo pari, ma non solo: anche il plebeo Tersite lo attacca pubblicamente, rinfacciandogli esattamente le stesse cose di cui lo accusava Achille. Odisseo a fatica e con grave rischio personale riconquista la sposa, la casa e i beni che i turbolenti aristocratici delle isole Ionie gli insidiavano, ben decisi a non cedere né di fronte alle legittime pretese dell’erede Telemaco,né di fronte a un eventuale ritorno dell’eroe, e disposti a ricorrere persino al delitto … Lo stesso Agamennone – come ci testimonia il mito – al suo ritorno a Micene cade vittima di una congiura di palazzo, ordita dalla moglie e dal cugino Egisto (un principe della sua stessa stirpe, dunque). I miti contengono un nocciolo di verità storica: probabilmente Agamennone, Odisseo, ecc. non sono mai esistiti. Ma è certamente vero che, alla fine dell’età micenea e nel corso dei secoli oscuri la regalità è dovunque insidiata – e poi sopraffatta – dall’aristocrazia, che ne eredita i poteri e le prerogative, distribuendoli tra quei magistrati – tutti di estrazione aristocratica, ovviamente – che alle soglie dell’età arcaica troviamo al governo delle poleis. Questi aristocratici sono i grandi proprietari terrieri (“grandi” nel senso che detengono la maggiore estensione dello scarso terreno coltivabile: come è noto, la Grecia, per la sua configurazione fisica, non dispone di grandi pianure) e gli allevatori dei ghene e degli oikoi (cioè delle grandi famiglie e delle casate nobiliari): turbolenti, orgogliosi, animati da un forte senso di appartenenza a una classe sociale di “origini divine o eroiche”, da un fortissimo senso di indipendenza, per nulla disposti a sottostare ad un’autorità estranea a loro, e ancor meno disposti a subordinare i loro interessi o le loro aspirazioni a quelli della collettività. Così, alle sue origini la polis è spesso un “club” di nobili, gelosi della loro libertà, fieri di non dover sottostare a nessun re, “uguali” tra loro. Il popolo e i contadini stanno ai margini, sono esclusi da ogni decisione politica, guardati con diffidenza e disprezzo dagli aristocratici. Fin dalle origini, dunque, la polis si fonda su un’esclusione; e la sua storia è contrassegnata da lotte infinite per l’inclusione di sempre più numerose categorie sociali nella categoria di cittadini di pieno diritto.

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