La Sicilia nell’età del rame (2)

d) L’età del rame nella Sicilia occidentale: la cultura della Conca d’Oro
Nella Sicilia nord – occidentale in questo periodo si afferma la cultura della Conca d’Oro, così chiamata dall’archeologa Marconi Bovio perché la maggior parte dei reperti proviene dalla zona di Palermo e dintorni. Meno conosciuta la fascia costiera della provincia di Trapani e quella settentrionale che si affaccia sul Tirreno.
Conosciamo questa cultura solo attraverso il ritrovamento di alcune sepolture, effettuate sia in grotte naturali che in celle scavate nella roccia (cioè di tipo orientale ) e dei loro corredi funebri. Si tratta di tombe a forno, alcune a più stanze sepolcrali (del diametro di due metri al massimo), a cui si accede dal fondo di un pozzetto verticale. In ogni celletta si trovavano diversi scheletri rannicchiati, circondati dal corredo funebre costituito da armi, vasi, strumenti di pietra e di osso, e, in un caso, anche da due idoletti fittili. Come nelle epoche più antiche, sui defunti era sparsa ocra macinata di colore rosso.
I vasi riferibili all’età del rame ( ma ce ne sono altri, di epoca successiva: le tombe erano usate per secoli) sono decorati ( stile della CONCA d’ORO) da linee o coppie di linee incise fiancheggiate da punti impressi, in modo simile allo stile di San Cono – Piano Notaro (ma le forme sono diverse: prevalgono le ollette globulari, i bocca letti con una sola ansa e i vasetti gemini. Un esemplare particolarmente rappresentativo è il bicchiere di Carini, la cui forma sembra imitare il bicchiere campaniforme della Spagna, probabile indizio, questo, di contatti tra la Sicilia occidentale e la penisola iberica. Ma gran parte dei vasi attesta anche il contatto con le culture della Sicilia orientale ( San Cono – Piano Notaro, Malpasso e Sant’Ippolito)
L’industria dell’età del rame in Sicilia
Mentre per la ceramica è possibile, grazie alla stratigrafia dei siti più rilevanti, stabilire una cronologia relativa, per le altre categorie di oggetti ciò è impossibile, perché in massima parte non sono stati rinvenuti in strati associabili a precisi stili ceramici. Essi si possono così classificare:
• amuleti : cornetti fittili
• oggetti di uso quotidiano: fuseruole, rocchetti, pesi di varie forme, cucchiai, coperchi costituiti da un disco di terracotta forato sui margini, oppure a forma di cono sormontato da una presa
• rari oggetti metallici: un pugnale, un braccialetto, un anello
• armi litiche: asce a “ferro da stiro” con foro cilindrico, teste di mazza tondeggianti con foro cilindrico (cfr. Troia, ed Egitto), accette levigate in basalto o in pietra verde, punte di freccia in selce a ritocco bifacciale, lame di selce e grattatoi
• macine grandi e piccole, arnesi per triturare
• un idoletto di pietra (grotta del Conzo) simile a quelli della penisola iberica.
In questo periodo in Sicilia si diffonde una nuova tecnica di lavorazione della selce (industria campignana) finalizzata alla produzione di strumenti di proporzioni (relativamente) grandi rispetto al passato: da grossi pezzi di selce, mediante percussori, si ricavano arnesi grossolanamente appuntiti, o grattatoi a disco, amigdale con ritocco bifacciale, e i cosiddetti tranchet ( cioè delle asce). Viene utilizzata una selce biancastra opaca, meno “raffinata” di quella usata anticamente, o addirittura calcare silicioso. Dobbiamo a Ippolito Cafici la scoperta di numerosissime officine “campignane” nella zona dei Monti Iblei (territori di Vizzini, Licodia Eubea, Monterosso Almo, Giarratana …), che è ricca di strati di selce affioranti in superficie, insieme a strati calcarei.

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