Prima lezione U.P.G.C. 2011 Schema generale della protostoria e della storia greca

SCHEMA GENERALE DELLA PROTOSTORIA  E DELLA STORIA DELLA GRECIA ANTICA

 

NEOLITICO:  dal 7000 al 3000 a. C.

ANTICA  ETA’  DEL BRONZO ( dal 3000 al 2100)

A Creta                     Continente greco                Isole Cicladi

I  Dal 3000 al 2750              Minoico antico I          Elladico antico I                  Cicladico antico I

II Dal 2750 al 2300              Minoico antico II         Elladico antico II               Cicladico antico II

III  Dal 2300 al 2100            Minoico antico III        Elladico antico III               Cicladico antico III                   

Tutta questa fase ci è nota soltanto attraverso i ritrovamenti  archeologici. Alla fine del terzo millennio e dell’antica età del bronzo, cioè verso il 2100-2000 a.C. arrivano gli INDOEUROPEI: ce lo testimoniano le tracce di distruzione violenta che caratterizzano gli strati archeologici riferibili a questo periodo, e i resti materiali rinvenuti, che presentano affinità con quelli del popolo dei Kourgan, comunemente ritenuto ”antenato” degli invasori indoeuropei.

MEDIA ETA’ DEL BRONZO  (dal 2100 ai 1550 a. C.)

                                                   Creta                        Continente greco                 Cicladi

I Dal 2100 al 1800 a. C.     Minoico medio I         Elladico medio I                  Cicladico medio I

II Dal 1800 al 1700 a. C.    Minoico medio II        Elladico medio II                 Cicladico medio II

III Dal 1700 al 1550 a. C.   Minoico medio III       Elladico medio III               Cicladico medio  III

Nel corso di questi 550 anni – che non presentano brusche fratture, ma, al contrario, continuità culturale- si sviluppa, in gran parte della Grecia continentale, la CIVILTA’ MICENEA. Agli inizi  del secolo XVII (1700, cioè) risale la più antica testimonianza scritta a noi nota: è la PIETRA  DI  KAFKANIA, scoperta nel 1994 e recante un’iscrizione in LINEARE B, che dimostra, senza ombra di dubbio, che in Grecia, a quell’epoca, si parlava GRECO. E, dal momento che nel corso del Medio Elladico – come si è già detto – non si sono riscontrate tracce di nuove invasioni, coloro che parlavano greco e scrivevano usando l’ alfabeto sillabico denominato lineare B, i Micenei, insomma, altri non erano che i discendenti di quegli Indoeuropei giunti in Grecia trecento anni prima. La civiltà micenea ha dunque inizio nel  Medio Elladico III e si sviluppa per buona parte della tarda età del bronzo:

TARDA ETA’  DEL BRONZO ( dal 1550 al 1050 a. C.)

                                                          Creta                        Grecia continentale            Cicladi

I Dal 1550 al 1500 a. C.           Minoico tardo I            Elladico tardo I                    Cicladico tardo I

II Dal 1500 al 1400 a. C.         Minoico tardo II            Elladico tardo II                   Cicladico tardo II

III Dal 1400 al 1050 a. C.         Minoico tardo III          Elladico tardo III                   Cicladico tardo III

Nel XII sec. a.C. si verifica uno sconvolgimento generale in tutto il bacino dell’Egeo (carestie, migrazioni di                                                                                                                                                                                                      popoli, guerre intestine, rivolte sociali … )che pone fine, più o meno violentemente, a questa civiltà e dà inizio ad una nuova epoca storica. Tutta questa lunghissima prima fase della storia greca ci è nota soprattutto attraverso le tavolette in LINEARE B ( oltre che attraverso l’indagine archeologica e la tradizione letteraria di età successiva). Ma queste tavolette sono documenti di carattere economico e amministrativo conservati negli archivi dei palazzi: ci permettono di ricostruire la struttura socio-politica del mondo miceneo, ma non gli eventi che si verificarono in quei secoli. Per questo motivo l’età micenea è considerata PROTOSTORIA, non ancora storia. Ma conviene tralasciare le classificazioni e i termini usati dagli archeologi (“ elladico”  ecc. ) e vedere, più nel dettaglio, le caratteristiche dell’età micenea, che presenta, per noi, un’importanza straordinaria: è l’età in cui nascono  e prendono forma i MITI.         

                                           SCHEDA: La civiltà micenea

FONTI: le tavolette in lineare B,decifrate da M. Ventris e J. Chadwick nel 1952-54; i resti archeologici ; i POEMI OMERICI, ma con estrema cautela, perché si tratta di opere di poesia  composte almeno 400 anni dopo la scomparsa della civiltà micenea. E infine, l’ARCHEOLOGIA di Tucidide, cioè la sua ricostruzione della più antica storia greca  e le notizie che ci fornisce, in modo non sistematico, Erodoto.

QUANDO: dal  XVII al  XII sec. A. C.   ( cioè dal 1700 al 1200 a. C. )

DOVE: In gran parte della Grecia continentale:  Tessaglia, Beozia ( Gla, Orcomeno, Tebe), Attica (Atene), regione dell’Istmo, Argolide (Micene, Tirinto, Argo, Midea, Nauplia , Lerna,ecc.), Laconia, Messenia ( Pylos);

In diverse isole ( Cefalonia, Itaca …), ma soprattutto a CRETA, dove, a partire dal XIV secolo, dei sovrani  micenei presero il posto degli antichi signori minoici.

DENOMINAZIONE: Noi moderni chiamiamo “micenea” questa civiltà perché i resti archeologici più imponenti sono quelli di Micene, che senza dubbio dovette esercitare per diversi secoli una indiscussa egemonia  politica su tutti gli altri centri ( lo dimostra l’uniformità linguistica, culturale, organizzativa che riscontriamo in tutta la Grecia “micenea”  da nord a sud). Ma sarebbe più corretto chiamarla ACHEA. Così i Micenei chiamavano se stessi, così li chiama Omero, così vengono indicati dagli altri popoli nei documenti coevi ( Ahhijava secondo gli Ittiti, ad esempio).

LINGUA: senza dubbio GRECO, un greco molto antico, di parecchi secoli anteriore a quello di Omero, diretto antenato di quel dialetto che in età storica sarà chiamato appunto ACHEO o ARCADICO-CIPRIOTA.

SCRITTURA: La LINEARE  B, derivata dalla LINEARE A adoperata a Creta, e quindi  adattata alle esigenze della lingua greca. Si tratta di una scrittura SILLABICA (ogni segno, cioè, corrisponde a una sillaba )costituita da circa 90 segni e integrata da un centinaio di  IDEOGRAMMI (= ogni segno è la riproduzione stilizzata e convenzionale di un oggetto, di un uomo, di un animale ecc.). Gli scribi del palazzo reale adoperavano questa scrittura per annotare, su tavolette di argilla cruda, le entrate e le uscite, i tributi da riscuotere ecc. , insomma tutto ciò che riguardava l’economia palaziale. A fine anno, le tavolette venivano inumidite e cancellate per essere riutilizzate. Quelle che  sono giunte fino a noi devono la loro conservazione all’incendio che distrusse i palazzi in cui erano accatastate. La cottura forzata e accidentale ha reso durevole il materiale sul quale era fissata la contabilità dei palazzi reali al momento della loro tragica e violenta distruzione.

SOCIETA’ : di tipo orientale, a piramide. Al vertice un re-dio (wanax), sovrano assoluto come i re dei coevi stati orientali ( Egitto, Assiria, ecc.).Ai suoi ordini, una serie di dignitari e di scribi  preposti all’amministrazione del palazzo e dello stato, quindi la casta degli aristocratici-guerrieri, e infine il popolo (damos) e gli schiavi, probabilmente prigionieri di guerra o “bottino” delle incursioni piratesche.

ECONOMIA : Centro fondamentale della vita economica, come si è detto, è il palazzo. Gli scribi annotano scrupolosamente i terreni affidati, a vario titolo, a diversi personaggi, affittuari o comunque tenuti a versare dei tributi (grano,olio, orzo, vino … ), greggi , bestiame di vario tipo da allevare, ma anche bronzo da lavorare.  Elencano anche uomini, donne e bambini ( lavoratori alle dipendenze del re?) ai quali vengono distribuite razioni di cereali e di derrate varie. Analoghe funzioni, anche se su scala minore, svolge il tempio, anch’esso centro di attività economica. L’agricoltura è il settore più rilevante: la coltivazione di grano, orzo, dell’ulivo e degli alberi da frutto (fichi) rivestono grande importanza, ma anche l’allevamento del bestiame e la pastorizia hanno un ruolo di rilievo. Vengono praticate la filatura e la tessitura (lana e lino sono ampiamente citati) ,la metallurgia e il commercio per mare, attività indistinguibile dalla pirateria (che è considerata un’attività onorevole). Le industrie principali sono la metallurgia (bronzo) e l’oreficeria, che gli Achei hanno appreso dai Cretesi, raggiungendo livelli di eccezionale raffinatezza. I Micenei esportano principalmente prodotti “di lusso”: unguenti e profumi (i vasi che gli archeologi hanno rinvenuto dappertutto, dall’ Asia Minore alla Sicilia, non erano altro che i contenitori).

L’ESPANSIONE MICENEA: La scarsità di materie prime (principalmente i metalli, e in particolare il rame e lo stagno, elementi costitutivi del bronzo) inducono i Micenei – che sono abili navigatori – ad affrontare lunghissimi e rischiosissimi viaggi, da Cipro alle Isole Shetland ( le Cassiteridi, cioè le isole dello stagno) e a fondare scali mercantili un po’ su tutte le coste bagnate dal Mediterraneo. Si può quindi parlare di una prima colonizzazione micenea, che non ha come obiettivo, a differenza del grande movimento colonizzatore dei secoli successivi, il popolamento di estese regioni, ma solo la creazione di basi d’appoggio e il controllo dei “punti strategici”. Probabilmente la famosa guerra di Troia (o le guerre di Troia) non è che un episodio di questa espansione micenea verso est. Sono colonie achee  Creta (v. leggenda di Teseo e del Minotauro) , Rodi, le coste dell’Asia Minore ( dove vengono fondate Cnido e Alicarnasso), Cipro e la Panfilia. Ma i navigatori achei si spingono anche a ovest, in Puglia e in Sicilia, dove influenzano profondamente le culture indigene  di Thapsos e di Pantalica, fiorite tra il XV e il XII sec. a. C. Queste antichissime frequentazioni ci vengono attestate non solo dai ritrovamenti archeologici, ma anche dalle leggende e dai miti ( i viaggi di Ulisse e Diomede, ma anche di Dedalo e Minosse in Sicilia).

CULTURA: Oltre alla scrittura, di cui si è già parlato, i Micenei adottarono, modificandoli, molti elementi della civiltà cretese. I  loro palazzi, ad esempio, non sono residenze di lusso, ma castelli fortificati, indizio, questo, delle loro attitudini guerriere. L’edificio, costituito da numerose  stanze (tra le quali stanza da bagno, magazzino per le derrate, archivio) si sviluppa intorno al megaron, ampia sala rettangolare al cui centro si trova il focolare (estia). Caratteristica dell’architettura micenea è la monumentalità (mura “ciclopiche”,tombe a tholos,ecc.) Le altre arti (pittura murale e vascolare, scultura di statue di piccole dimensioni) subiscono anch’esse l’influenza cretese. Nulla sappiamo della poesia (epica,specialmente) che sicuramente dovette esistere già a quell’epoca. Data le perfezione raggiunta dai poemi omerici, data la presenza, in essi, di formule e di elementi linguistici più arcaici del greco di Omero, è ragionevole ipotizzare l’esistenza di un’epica achea già molto sviluppata. Recentemente alcuni studiosi hanno ritenuto di avere individuato, sulle tavolette in lineare B, il termine con il quale veniva designato l’antenato dell’aedo, il cantore di età successiva: lu-ra-ta, cioè lyrastes, il poeta che accompagnava con la lira la sua narrazione di gesta eroiche.

 

 

RELIGIONE:

La religione riveste un’importanza notevole nella società micenea. Il re stesso era un dio ( non a caso, nei secoli successivi, il titolo di wanax, e il femminile wanassa, sarà riservato esclusivamente a divinità). Il pantheon acheo era sostanzialmente lo stesso della Grecia classica. Come ci attestano le tavolette che registrano offerte, un ruolo preminente avevano  Poseidone, e Demetra, o meglio, la dea madre (indicata come ma-ka sulle tavolette tebane, cioè ma (madre) ga  (terra,ghe in greco classico, ga nel dialetto acheo),e così pure Zeus, la cui sposa era Diwija, non ancora Era,che tuttavia è citata, come Athena, ed Artemide.                                                                                                                                                                                     Anche Dioniso – che tradizionalmente si riteneva un dio importato in epoca più recente- è invece molto antico, già oggetto di culto in quest’epoca. I Micenei non avevano templi, come quelli che troveremo in età storica, bensì luoghi sacri, santuari: grotte, boschi sacri,piccoli edifici di culto, o stanze del palazzo destinate a questo scopo (si dovrebbe quindi parlare, più propriamente, di economia di santuario). Il vero e proprio tempio greco nascerà parecchi secoli dopo, nell’VIII secolo a. C., quando la civiltà micenea sarà solo un lontano ricordo, e verrà spesso edificato sull’acropoli, cioè sulla rocca che sovrasta la città, là dove, un tempo, sorgeva la dimora del wanax: segno, nello stesso tempo, di continuità e di rottura con un passato mitico: continuità della tradizione religiosa e cultuale, ma anche rifiuto di divinizzare un essere umano. Nessun greco in età storica piegherà mai più le ginocchia di fronte ad un altro uomo: chi lo fa, come i Persiani, è un barbaro, uno schiavo degno di disprezzo da parte dei liberi cittadini della polis.

 

La civiltà micenea ha fine nel corso del XII sec. a. C., 80 anni dopo la caduta di Troia, secondo gli antichi, a causa del  ritorno degli Eraclidi , cioè i discendenti di Eracle ingiustamente cacciati da Euristeo. Costoro, alleatisi con i Dori, avrebbero invaso buona parte della Grecia centrale e il Peloponneso, distruggendo le rocche achee e dando inizio a una nuova epoca. La tradizione dell’invasione dorica è oggi molto discussa. Probabilmente la civiltà micenea è caduta per un complesso di cause: terremoti e catastrofi naturali, lotte intestine, rivolte sociali, migrazioni di genti nuove che si verificano in tutto il bacino del Mediterraneo orientale nel corso di questo periodo di crisi che caratterizza la fine dell’età del bronzo e l’inizio di quella DEL  FERRO, la quale, in Grecia, coincide con  il cosiddetto MEDIOEVO  ELLENICO.

 

IL MEDIOEVO ELLENICO  ( o ALTO ARCAISMO O “SECOLI OSCURI”.)

 

FONTI: sono scarsissime. Per questo motivo si parla di “secoli oscuri”. La scrittura è scomparsa insieme ai palazzi, ed è stata totalmente dimenticata. Uniche fonti disponibili sono gli scavi archeologici, i passi degli storici classici che si riferiscono alle epoche più antiche (come l’archeologia di Tucidide e diversi passi delle Storie di Erodoto) e Omero, ma, come si è già detto, con molta cautela: nei poemi omerici sopravvivono, mescolati e confusi insieme, diversi strati di civiltà, istituzioni e usanze riferibili a età diverse.

QUANDO: Il medioevo si estende dal secolo XI a. C. (cioè dal 1100) alla fine del IX (cioè fino all’800°. C.)

DOVE: nell’intera Grecia. Ma il cambiamento è più notevole nelle regioni che avevano conosciuto la fioritura della civiltà micenea. Nelle altre, più arretrate e legate a sistemi di vita più primitivi, non cambia quasi nulla.

SOCIETA’ rurale e tribale. Il re non è più un sovrano assoluto e “divino” ma un primo tra uguali  (basileus, non più wanax). La classe  dominante è costituita dagli aristocratici proprietari di terre e di bestiame. Non c’è più un’amministrazione centralizzata dell’economia. I grandi palazzi sono distrutti e non più ricostruiti. La istituzione tipica di quest’età è l’ OIKOS, cioè il casato, la famiglia aristocratica allargata, che comprende non solo il capofamiglia e sua moglie, ma figli, nuore, nipoti, servi di vario tipo (schiavi inclusi). E’, insomma, una sorta di fattoria  il più possibile autosufficiente, come certi ranch del Far West quali appaiono nei vecchi film di Ford. Gli aristocratici che ritengono di avere un antenato comune ( di solito un “eroe” o un semidio di epoca micenea) costituiscono il ghenos. La categoria più svantaggiata non è tanto il popolo (demos), cioè i liberi artigiani, bensì i TETI, nullatenenti privi di qualsiasi garanzia e difesa, in quanto non facenti parte di un oikos, e quindi costretti a lavorare come salariati in condizioni estremamente precarie.

ECONOMIA  agricola e pastorale. Decadenza del commercio e della navigazione. Protagonisti del commercio per mare sono in questo periodo i Fenici. L’istituzione del DONO e del CONTRACCAMBIO tra famiglie aristocratiche strette da vincoli di OSPITALITA’ reciproca serve ad assicurare lo scambio e il rifornimento di metalli preziosi (bronzo e anche ferro) in un’epoca di crisi. Non esiste ancora, ovviamente, la moneta. Viene praticato il baratto, anche se, a volte, armi o vasi di metallo sembrano rivestire una funzione premonetaria.

CULTURA: Con la caduta dei palazzi scompare tutto ciò che ad essi era legato: la scrittura, in primo luogo, viene del tutto dimenticata. Quando i Greci di età classica troveranno casualmente, scavando, delle tavolette in lineare B, considereranno quei segni addirittura geroglifici egiziani. Saranno i Fenici, nell’ VIII secolo, a introdurre in Grecia l’alfabeto fonetico (ogni segno corrisponde a un suono): sarebbe stato il mitico CADMO,capostipite della dinastia regale di TEBE (e quindi antenato di EDIPO),”eroe” fenicio presente in diversi cicli mitici, a far conoscere  l’alfabeto ai Greci. Questo può darci un’idea di come funzioni il mito: un fatto relativamente recente come l’introduzione dell’alfabeto viene attribuito a un personaggio che, se fosse realmente esistito, dovrebbe essere antichissimo, databile all’inizio dell’età micenea. Nella logica del mito, è naturale che un iniziatore, un capostipite sia anche un eroe civilizzatore (e quale scoperta potrebbe essere considerata più civilizzatrice della scrittura?)

Per il resto (ceramica, manufatti … ) la cultura materiale non mostra brusche fratture rispetto al passato miceneo, bensì un progressivo impoverimento, dapprima, poi l’evoluzione verso nuove forme di espressione artistica (protogeometrico ecc.). Il cambiamento più rilevante si verifica nel rituale funebre: alla inumazione nelle grandiose tombe a tholos o a fossa subentra l’INCINERAZIONE, che è il tipo normale di rituale presente nei poemi omerici.

EVENTI: Le crescenti disparità economiche e la “fame di terre” unite allo strapotere dei ghene aristocratici provocano aspri conflitti politici e sociali, le cui conseguenze sono soprattutto la graduale caduta delle monarchie, che vengono sostituite da governi aristocratici, e il grande movimento della cosiddetta seconda colonizzazione: colonizzazione di popolamento, questa, rivolta prima verso le coste dell’Asia Minore, poi verso Occidente ( Magna Grecia, Sicilia) e dappertutto nell’intero bacino del Mediterraneo e anche del Mar Nero. Al movimento generale contribuiscono anche una serie di migrazioni interne in Grecia, in seguito alle quali le varie stirpi greche troveranno il loro assetto definitivo. In questo lungo periodo, per cause che ci sfuggono e con modalità a noi ignote, hanno origine i fenomeni e le istituzioni che maggiormente caratterizzeranno la storia futura della Grecia, fenomeni (come la polis) di cui troviamo le prime attestazioni SCRITTE nel secolo successivo ( l’VIII).

 

L’VIII  secolo  (dall’800 al 700 a. C.)

 

L’ottavo  è un secolo-cerniera, che funge da “spartiacque” tra i secoli oscuri    e l’età arcaica della storia greca ( secoli VII e VI a. C.).Nel corso di esso si verificano alcuni eventi cruciali : degli  sconvolgimenti sociali ed economici che sfociano nel grande movimento colonizzatore si è già fatto cenno. Ma l’evento più rilevante è la nascita della polis, o meglio la comparsa delle prime testimonianze scritte sulla polis, a proposito della fondazione di colonie in Occidente: esse venivano fondate per decisione della metropoli, la madrepatria che organizzava la spedizione; ed erano, fin dall’inizio, delle poleis. Il che significa che la polis doveva esistere già da molto tempo. Ma da quanto, è impossibile dirlo. Né l’archeologia può fornirci indicazioni valide. Si possono trovare i resti di un centro urbano. Ma non è detto che si tratti di una polis. La polis non è semplicemente la città, ma uno STATO, che comprende un determinato territorio        ( Chora) più o meno esteso (da pochi km quadrati a un’intera regione, come ad es. l’Attica) ed è dotato di un centro urbano (astu) che ne costituisce il cuore politico, amministrativo, religioso e culturale. L’astu può essere costituito da una “normale” città, con i suoi quartieri, le sue vie, i suoi monumenti e la sua cinta di mura (ad esempio Atene), o da un insieme di villaggi disseminati nella campagna, senza mura (come Sparta: qui dovevano essere i cittadini a difendere la patria, non viceversa). Ma ha comunque un’acropoli e un’agorà; è governata da un organismo politico che è espressione della comunità dei CITTADINI (in contrapposizione ai non cittadini) MASCHI (le donne ne sono escluse) e LIBERI (in antitesi agli schiavi).

Gran parte della Grecia rimane estranea al fenomeno-polis. Essa è invece presente soprattutto in quelle regioni più progredite in cui era fiorita la civiltà micenea. In gran parte  del centro-nord, e in alcune zone del Peloponneso, si perpetuano anche in età classica gli arcaici modi di vita dei secoli oscuri. Si parla, in tali casi, di STATI-ETHNOS.

Connesse alla comparsa della polis, sempre nell’VIII secolo, sono altre due importanti “nascite”: la prima è quella della moneta, introdotta in Grecia, secondo la tradizione, dal tiranno FIDONE di ARGO. Già da tempo diffusa in Oriente, essa subentra al baratto, e – a differenza della moneta cartacea moderna, che ha un valore puramente  nominale – quella antica, essendo fatta di metalli preziosi  (oro, argento, rame ecc.) ha un valore reale. La sua funzione non è semplicemente economica: essa è l’emblema della polis (che ha il diritto esclusivo di coniarla). Su di essa viene inciso il SIMBOLO della città: ad esempio, la testa della ninfa Aretusa circondata dai delfini sulla moneta di Siracusa, il sedano su quella di Selinunte, e così via. L’introduzione della moneta segna una svolta nella storia economica della Grecia antica : la ripresa del commercio, specialmente tra colonie e madrepatria, lo sviluppo dell’artigianato e della marineria. Protagonista di queste trasformazioni è il DEMOS, antagonista dell’aristocrazia terriera e artefice di una sorta di rivoluzione culturale e politica nei secoli successivi.

La seconda “nascita” importante è quella del TEMPIO. Come si è detto, Cretesi e Micenei avevano luoghi sacri (boschi, grotte, piccoli edifici, stanze riservate al culto …), ma non templi. Con l’avvento della polis al dio – come a un “primo cittadino” – viene destinata una “casa”, che per certi versi è simile ad un’abitazione umana, ma ben più grandiosa. Il tempio, infatti, deriva, come la tipica casa greca di età classica, dal megaron miceneo: un ambiente rettangolare, percorso, nel senso della sua lunghezza, da una fila di pilastri destinati a sorreggere il culmine del tetto a due spioventi. Davanti all’ingresso c’era un piccolo portico. La peristasi, cioè il colonnato, fu aggiunto in un secondo momento. In origine le strutture erano costruite con materiali “poveri” (mattoni crudi, legno), ma il tetto in compenso era vivacemente colorato e ornato di decorazioni geometriche. In fondo alla cella, a destra (non al centro, per non essere nascosta dai pilastri) stava la statua del dio, che era, dapprima, di legno (xoanon).Il tempio della divinità poliade sorgeva sull’acropoli, là dove, secoli prima, si innalzava il palazzo del re – dio.  Nei secoli successivi il tempio si evolverà nel senso di una maggiore monumentalità e di una maggiore raffinatezza artistica ed architettonica.

Per il resto, l’VIII secolo è un’epoca turbolenta, agitata da fortissime tensioni politiche e sociali, ma straordinariamente ricca e feconda nel campo culturale e artistico- letterario. Secondo la maggior parte degli studiosi ( e, grosso modo, anche secondo Erodoto, che, però, lo fa nascere un secolo prima) in questo periodo vive OMERO, o meglio, in questo secolo vengono composte l’ILIADE e l’ODISSEA, i due testi che raccolgono ed esprimono in forma poetica gran parte del patrimonio mitico che si era formato nel lunghissimo periodo della protostoria greca.

 

 

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