Intervista al filosofo Anassagora

INTERVISTA    AL   FILOSOFO   ANASSAGORA

 

Presentatrice: Ed ecco a voi, dalla nostra inviata nei Campi Elisi, l’intervista all’illustre filosofo  Anassagora …. Scusate, c’è qualche problema tecnico per il collegamento. Mi sentite? A voi la linea.

Intervistatrice: Sì, ti sento. Gentili ascoltatori, buonasera. Siamo nei Campi Elisi, in uno sterminato campo di asfodeli. C’è una nebbiolina azzurra, attraverso la quale si intravvedono le ombre di importanti personaggi dell’antichità: filosofi, poeti, capi di stato … mi sento emozionata. Ed ecco il nostro  Anassagora: Buonasera, maestro, la vedo un po’ preoccupato …

Anassagora:  Γύναι, ho motivo di esserlo. Non mi lasciano in pace neanche qui.

Intervistatrice:Chi? I suoi avversari politici?

Anassagora:  I miei avversari?! Non mi occupo di politica, io,almeno non direttamente. Eppure continuano a perseguitarmi. E’ per via di quella vecchia amicizia con Pericle … non contenti di avermi processato e di avermi costretto a lasciare Atene – ci vivevo da trent’anni! – ora vorrebbero cacciarmi pure dagli Elisi, e sprofondarmi nel Tartaro!

Intervistatrice: E perché mai? Di che cosa la accusano?

Anassagora: Di ateismo, mia cara. Quei bigottoni reazionari e ignoranti … Una volta è caduto un meteorite, e quegli imbecilli tutti lì a genuflettersi e a fare offerte, come se fosse qualcosa di divino.

Ma non era che un banalissimo sasso, caduto da qualche corpo celeste in seguito a una frana o a un terremoto (1).

Intervistatrice: Un corpo celeste? Allora per lei la luna non è Artemide, il sole non è un dio …

Anassagora: Macché dei! Il sole è pietra, la luna terra (2). Proprio come il nostro mondo. Le dirò di più: la luna non ha luce propria, ma la riceve dal sole (3).

Intervistatrice: Molto moderne le sue idee … ma perché la perseguitano? Affermare che la luna è fatta di pietre che rilevanza politica può avere?

Anassagora: Si vede che lei non si intende di politica! Su che cosa crede che basino i loro privilegi quegli aristocratici ultraconservatori? Sulla religione, ovviamente! Non pensi che le mie idee offendano le loro convinzioni … molti di loro sono più atei di me. Ma hanno bisogno della religione per infinocchiare il popolo. Che accadrebbe, se tutti ragionassero con la loro testa?

Intervistatrice: Ma io ho studiato a scuola – è Diogene Laerzio che lo afferma, nelle sue Vite dei filosofi- che non è stato un aristocratico ad accusarla, ma il capo dei democratici radicali, Cleone (4)

Anassagora: Bella testa di rapa, quello lì! Ignorante, volgare, presuntuoso … perché non si occupa delle sue concerie? Pur di colpire Pericle – è lui il vero bersaglio, io sono solo un pretesto – si è alleato di fatto con i più pericolosi nemici della democrazia.

Intervistatrice:  Ma Cleone è l’eroe di Sfacteria! E’ morto combattendo eroicamente … oggi lo si definirebbe un progressista …

Anassagora: Non so a che cosa lei alluda … quando ho lasciato Atene, quel disgraziato era vivo e vegeto … Progressista, lei dice … lui vorrebbe instaurare l’ochlocrazia, il predominio delle masse sfrenate, pronte a seguire le lusinghe del primo demagogo ciarlatano capace di blandirle … ammesso che questo si possa definire progressismo politico, chi le dice che esso vada sempre insieme  al progressismo filosofico? Anche quell’idiota di indovino era un democratico … e quando portarono a Pericle un montone con un solo corno in mezzo alla fronte, lui, per ingraziarselo, cominciò a sproloquiare di prodigi e segni divini, predicendogli che avrebbe concentrato ogni potere nelle sue mani. Ma io sezionai il cervello del montone, e accertai che la causa del presunto prodigio era una malformazione cerebrale (5).

Intervistatrice: Nel suo modo di procedere c’è una certa affinità di metodo con quell’altro suo illustre contemporaneo, Ippocrate.

Anassagora: Che c’è di strano? Io sono un fisiologo … in quanto a Ippocrate, è un ragazzo in gamba. Nel campo della medicina si farà un nome, ne sono sicuro. Ma stavamo parlando del mio metodo …

Intervistatrice: Vuole essere così cortese da esporlo ai nostri ascoltatori?

 

Anassagora: Quando ci dedichiamo all’indagine sulla natura, per la debolezza dei nostri sensi non siamo capaci di discernere il vero: ma possiamo valerci dell’esperienza,della memoria e dell’arte nostre proprie; perché ciò che appare è un fenomeno di ciò che non si vede con gli occhi(6).

Intervistatrice: In altri termini?

Anassagora: Mediante certe tecniche (le nostre arti) noi otteniamo dei dati. Quindi li sottoponiamo ad analisi, li vagliamo, cerchiamo di interpretarli – è ciò che io chiamo esperienza – li accumuliamo per poterli confrontare con nuovi dati, stabilire collegamenti, sottoporli a ulteriori verifiche – questo è ciò che chiamo memoria – allo scopo di ricostruire quelle strutture di cui la realtà visibile è l’apparire. A queste operazioni presiede l’intelletto, il cui compito è quello di discernere e distinguere ciò che di fatto non è separato.

Intervistatrice: Molto interessante … e anticonformista. Lei rivaluta le arti, le tecniche, in una società che non le apprezza affatto e svaluta il lavoro manuale.

Anassagora: Ma se l’uomo si distingue dalle bestie proprio grazie al possesso delle mani, e alla sua capacità di costruire oggetti … (7)

Intervistatrice: Platone e Aristotele non la pensavano così. Per loro l’uomo si distingue dalle bestie per la sua capacità di contemplare, di vedere …

Anassagora: Non conosco questi signori … ma se ci fossimo limitati a contemplare, oggi vivremmo come selvaggi. Guardi Atene: è la più bella città del mondo, ha la forma di governo più avanzata che esista … tutto ciò non sarebbe stato possibile senza lo sviluppo delle arti e l’ascesa sociale e politica di coloro che le praticano.

Intervistatrice: Ma riprendiamo il discorso precedente. Che cos’è, per lei, la realtà, la natura, tutto ciò che ci circonda?

Anassagora: La realtà – se guardiamo con attenzione – ci si presenta come un’infinita serie di qualità: il caldo, il freddo, la terra, l’acqua, l’aria …

Intervistatrice: Gli elementi di Empedocle …

Anassagora: No, mia cara … ciò che il mio illustre collega considerava elementi, in realtà non è  che il risultato di una mescolanza di qualità, di semi.

Intervistatrice: E quale struttura profonda sta dietro l’infinita serie di qualità di cui parlava?L’Essere di Parmenide?

Anassagora: La mia ipotesi è diversa. Ha presente Achille e la tartaruga? Achille non la raggiungerà mai, perché la distanza tra i due, che è rappresentata da una linea, essendo costituita da infiniti punti, è divisibile all’infinito, e quindi, all’infinito, si annulla. Io parto da questa conclusione: le infinite qualità rimandano a un continuo, che è divisibile in infiniti punti, ciascuno dei quali, infinito, ha in sé tutte le qualità, gli infiniti semi vitali. Insomma, ogni qualità è divisibile all’infinito, e in ogni punto vi è tutto.

Intervistatrice: Mi fa venire il capogiro … ma come è arrivato a una simile conclusione?

Anassagora: Noi ci serviamo di un nutrimento semplice e di una sola specie, il pane e l’acqua, e di questo si nutrono le vene, le ossa, i peli, la carne e tutte le altre parti del nostro corpo. Bisogna dunque riconoscere che nell’alimento adoperato sono tutte le cose, e che da cose già esistenti tutte le parti del corpo si accrescono. E in quell’alimento sono particelle generatrici del sangue e dei nervi e delle ossa e delle altre parti; le quali parti sono visibili solo alla mente. Poiché non si deve ricondurre tutto alla sensazione, per la quale il pane e l’acqua producono questo; ma in esse sono particelle visibili solo con la mente (8). Come potrebbe, altrimenti, il capello nascere da ciò che non è capello, e la carne da ciò che non è carne (9)?

Intervistatrice: La sua è un’ipotesi logica.

Anassagora: Certo.Bisogna credere che in tutte le cose che si congiungono siano molte e svariate cose, e semi di tutte le cose e aventi forme di ogni genere e colori e sapori …(10)

Intervistatrice: Ma se tutto è costituito da infiniti semi, come spiegare il fatto che alcuni di questi semi ci appaiono come acqua, altri come terra, altri ancora come legno ecc.?

Anassagora: In origine tutte le cose erano insieme: poi l’Intelletto le mise in ordine (11). Distinse i semi tra loro opposti: quelli tenui, caldi, luminosi, secchi, e quelli densi, freddi, umidi. Dato che i contrari si respingono, gli uni e gli altri si collocarono, vorticando, in parti opposte. Al centro la terra, tutt’intorno gli astri, costituiti da masse di pietra  e terra, divenuti incandescenti per la resistenza che l’etere oppone al loro perenne moto rotatorio e vorticoso. Che si tratti di masse pietrose si può facilmente arguire dai meteoriti che a volte cadono sulla terra, spegnendosi.

Intervistatrice: Ma che cosa è questo Intelletto? La causa di tutte le cose? Il fine ultimo a cui esse tendono? Un nuovo dio?

Anassagora: Ma no, niente affatto. Non mi faccia dire cose che non mi sono mai sognato di dire. Cause, fini ultimi … non mi sono mai posto problemi del genere. Sono un fisiologo, le ripeto. La mia è una teoria strettamente fisica dell’universo: esso è un meccanismo, un organismo di cui l’Intelletto è l’anima, il soffio vitale, il centro di forza. Esso è la più sottile e più pura di tutte le cose e ha ragione intera su ogni cosa e possiede la massima forza, e quante cose hanno un’anima – gli esseri viventi,insomma – grandi o piccole, tutte domina l’Intelletto. E le cose commiste a quelle grandi o piccole, tutte domina l’intelletto. E le cose commiste a quelle separate e distinte, tutte ha presenti in sé l’Intelletto (12).

Intervistatrice: Intelletto e realtà sono tutt’uno o sono separati?

Anassagora: Sono due termini che stanno sempre insieme. L’Intelletto, che è eterno, è certamente anche ora dove anche tutte le cose sono, nella massa avvolgente, in ciò che è stato unito ad essa e in ciò che ne è stato separato (13).

Intervistatrice: Ora capisco perché le hanno dato il soprannome di Νοῦς  (Intelletto). Un suo discepolo, Euripide, dice che l’Intelletto nostro è in ciascuno di noi la divinità (14).

Anassagora: E’ un ragazzo promettente, quell’Euripide, ma, se dice pubblicamente cose del genere, non avrà molto successo ad Atene … troppi bigotti … non accetteranno mai né la sua idea meccanicistica dell’universo, né il suo razionalismo … costringeranno anche lui ad andarsene altrove, prima o poi.

Intervistatrice: Mi permetta ancora una domanda: che cos’è per lei la conocenza?

Anassagora: Ogni conoscenza è una modificazione, cioè il contrario conosce il contrario. La mano fredda non sente l’acqua fredda, ma quella calda. E siccome ogni modificazione è una passività, essa è dolore.

Intervistatrice: Dunque la conoscenza comporta dolore, sofferenza … è un concetto presente nei tragici. Ma vorrei ancora chiederle ….———–^^^^^^^^^^^^————–//////////////////——————-^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^—————————————————————–

Presentatrice: Siamo spiacenti di dovere interrompere l’intervista, a causa di un guasto tecnico … la linea è saltata … mi comunicano che non è possibile ristabilire i collegamenti con l’Aldilà. Ce ne scusiamo e auguriamo una buona serata.

 

 

NOTE

1)      Questa notizia ci è fornita da Plutarco, nella vita di Lisandro, cap. 12.

2)      Platone, Apologia di Socrate, 26d

3)      Plutarco, De facie in orbe lun. 229b

4)      Diogene Laerzio, Vite dei filosofi III,12 riferisce – per averlo appreso da Sozione – che l’accusatore fu Cleone. Secondo Satiro, invece, fu il conservatore Tucidide di Melesia.

5)      Plutarco, Vita di Pericle, 6

6)      Anassagora, frammenti 21, 21a, 21b

7)      Aristotele, De part. Animal. 686

8)      Aezio, I, 3, 5

9)      Anassagora, framm. 11

10)  Anassagora, framm. 4

11)   Diogene Laerzio, Vite dei filosofi II, 6

12)  Anassagora, framm. 12

13)  Anassagora, framm. 14

 

14)   Euripide, framm.1018

 

L’intervista al filosofo Anassagora riporta in forma dialogica il capitolo   de “La filosofia antica” di F. Adorno, Feltrinelli, Milano, 1975.

 

Alcune date chiarificatrici:

Anassagora nasce a Clazomene , colonia ionica in Asia Minore all’inizio del V secolo a. C., si trasferisce ad Atene verso il 462 e vi rimane per un trentennio, che coincide con l’età “d’oro”della storia ateniese,quella del governo di Pericle. Amico e maestro di Pericle, ma anche di Archelao e di Euripide,nel 432 viene processato per empietà e riesce a salvarsi dalla pena capitale solo grazie alla protezione dello statista (che costituisce il vero bersaglio politico di questa e altre iniziative giudiziarie mosse dagli avversari politici della democrazia periclea: gli aristocratici conservatori guidati da Tucidide di Melesia – che nulla ha a che vedere con lo storico omonimo- e il radicale Cleone, leader dell’ala oltranzista del partito democratico). Comunque, Anassagora è costretto a lasciare Atene e a rifugiarsi a Lampsaco, dove morirà pochi anni dopo, nel 428. Per questo motivo non può sapere nulla dell’impresa di Sfacteria, che è del 425 (prima fase della guerra del Peloponneso) né del ruolo che vi ebbe Cleone, né della morte di costui, avvenuta non molti anni dopo, alla fine della prima fase di guerra, sul campo di battaglia. Non può, ovviament 

 

 

 

 

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