Uno degli errori didattici più frequentemente commessi da noi docenti consiste nel consegnare a dei ragazzi di sedici, diciassette anni, che vivono in un mondo distante milioni di anni-luce da quello greco antico, un classico da leggere e commentare, magari con il supporto di una adeguata bibliografia. Come se si avesse a che fare con universitari, iscritti in Lettere Classiche (quelle di un tempo, almeno …). Nel 99 per cento dei casi un ragazzo leggerà frettolosamente il testo (purché sia in una traduzione italiana “facile”), lo troverà stravagante e a lui totalmente estraneo e il suo commento più spontaneo sarà: “Che barba” oppure “boh!” Per obbligo cercherà di arrangiarsi scopiazzando o parafrasando il testo critico da noi consigliato, o farà copia e incolla da internet …
I classici sono testi difficili. Il loro contesto storico – culturale è “un altro mondo”, al quale bisogna guidare passo per passo i ragazzi, perché possano capire e imparare ad apprezzare. Senza modernizzazioni idiote. Perché ci sia “dialogo” con i classici bisogna che ciascuno mantenga la propria identità, noi la nostra di moderni, essi la loro “antica” e diversa. Bisogna cercare di penetrare nel testo in profondità: solo così sarà possibile cogliere ciò che ci accomuna a persone vissute venticinque secoli fa (o anche più).Per prima cosa, bisogna leggere in classe – e spiegare – il più possibile il testo che è oggetto di studio. A costo di tagliare drasticamente la “storia della letteratura”. A che serve, del resto, memorizzare autori, date e biografie, elenchi di opere – magari perdute – con il loro contenuto, se non si conoscono in modo approfondito quei classici che costituiscono il fondamento della nostra civiltà? So bene che la conoscenza mnemonica delle nozioni “pure” è il requisito principale -spesso l’unico- richiesto oggi all’università: ma questo è un altro discorso. Ed è un motivo in più, oggi, per spingere i giovani a scartare certe facoltà umanistiche che, oltre a non offrire sbocchi professionali adeguati, danno un contributo assai mediocre alla loro formazione culturale.
Dunque, dopo la lettura integrale dell’opera in classe (ciascun alunno doveva avere il testo completo con traduzione a fronte: ce ne sono di ottimi a bassissimo prezzo anche nelle bancarelle e nelle edicole) presentavo alla classe uno SCHEMA DI LAVORO, che, nel caso della tragedia presa in esame, l’Agamennone di Eschilo, è il seguente:
1) Esporre sinteticamente (anche in stile nominale) la struttura del dramma e il contenuto delle singole parti, indicando anche i personaggi in essa presenti.
2) Il coro: da chi è costituito? Ha una sua fisionomia, delle posizioni precise? Le opinioni espresse dal coro sono da ritenere le opinioni dell’Autore? O anche di altri? E di chi, eventualmente? Esporre brevemente il contenuto di ciascun pezzo corale (parodo, stasimi, ecc.) Quale rapporto hanno le parti corali con l’azione principale? Sono ad essa legate, o sono puri intermezzi lirici destinati a diminuire e allentare momentaneamente la tensione del pubblico? (Occorre, però, preventivamente, nel corso delle lezioni generali sulla tragedia, avere già spiegato e letto un esempio di coro – intermezzo lirico, ad esempio un brano dell’ultimo Euripide. Altrimenti i ragazzi non possono sapere di che stiamo parlando). Qual è il rapporto tra il coro e i personaggi?
3) Analisi dei personaggi principali: a) Agamennone b) Clitemestra c) Cassandra. Per analizzare un personaggio bisogna prendere in considerazione i seguenti elementi: ciò che dice, ciò che fa, ciò che gli altri dicono di lui, i suoi rapporti con gli altri personaggi, e, in modo particolare, i termini più ricorrenti nei suoi discorsi (sono rivelatori del suo mondo interiore), le metafore, le similitudini e le altre figure retoriche a lui riferite o da lui adoperate. Infine: di quanti attori poteva disporre Eschilo al momento della rappresentazione dell’Agamennone? Come erano distribuite le parti? (cioè: quale altro ruolo rivestiva l’attore che impersonava Agamennone? E gli altri?)
4) Problematica del testo eschileo: quali problemi sono al centro dell’opera? Quali messaggi l’autore intendeva comunicare al suo pubblico? Che cosa si intende con l’espressione παθει μαθος? Che cos’è la hybris? Quale idea ha Eschilo della religione? Lo Zeus dell’Agamennone è uguale a quello del Prometeo? (Ovviamente, gli alunni devono avere già studiato l’autore sul manuale) Qual è in questo dramma il ruolo di Dike? Chi è Ate? Gli uomini sono pienamente responsabili delle loro azioni? E infine: quale concezione della donna è presente nell’Agamennone? Continua a leggere →